Apprendo dai giornali che violare il limite di velocità di circa 20 km/h può comportare la condanna a cinque anni di galera. L’incrocio indicato dalla freccia nella foto è quello dove è avvenuto l’incidente mortale a Nicky Hayden: secondo le telecamere posizionate in zona, Hayden arrivava dalla strada orizzontale, ignorò completamente il segnale di stop e si immise nella strada provinciale 35 ai 20 all’ora, senza guardare. L’investitore sull’automobile aveva quindi il diritto di precedenza.
Eppure, “grazie” alla nuova legge sull’omicidio stradale, di cui sono state già evidenziate le gravi criticità, basta dimostrare che in teoria, se avesse rispettato i limiti, l’automobilista avrebbe potuto evitare l’impatto per provare il “concorso di colpa”, fattispecie che prevede da due anni e mezzo a cinque anni di galera. Secondo le telecamere, l’automobilista andava ai 70 km/h ma in quel punto il limite era 50: se guardate la strada dove è avvenuto l’incidente, potete ben immaginare che una violazione di simile entità capiti regolarmente a chiunque. Non solo: il guidatore avrebbe potuto finire nei guai anche andando ai 60 all’ora: il criterio della legge è tale che non conta più l’entità della violazione, ma solo le sue conseguenze. Quindi, per colpa di una persona che ha totalmente ignorato lo stop parandoglisi davanti all’improvviso, l’automobilista (peraltro già profondamente traumatizzato da ciò che è successo) verrà processato e rischierà di finire in prigione, con tutte le conseguenze che è facile immaginare sulla sua vita, il suo lavoro, la sua famiglia.
Così, una legge pensata per appagare l’insaziabile sete di pene draconiane fomentata dal sensazionalismo dei giornali finisce per rovinare completamente l’esistenza a persone che hanno avuto come unica colpa quella di andare un po’ più veloce del limite. Questa legge che si accanisce a perseguire in modo spropositato violazioni marginali non serve quindi ad evitare le vittime, bensì a moltiplicarne il numero.