Per chi ama la libertà e la vita sociale, il problema numero uno è la crescente deriva autoritaria. La sua causa primaria è la sfiducia e la disillusione nei confronti del prossimo e dell’umanità in generale, che porta inevitabilmente acqua al mulino di chi vuole ulteriormente accentrare ed aumentare il potere dello Stato sui cittadini.
Per battere la sfiducia non c’è altra via che operare sul piano dei rapporti umani: cercare e riconoscere potenziali compagni di viaggio, annodare legami, riscoprire la forza di organizzarsi insieme contro il potere costituito per perseguire in modo diretto percorsi di liberazione comuni, chiari, semplici, concreti.
Leggo fiumi di parole spese sull’opportunità di sostenere una lista rispetto ad un’altra: tanti hanno pienamente introiettato la logica della delega, secondo cui la partecipazione del cittadino alla società si esaurisce nel fare il proprio dovere civico in cabina elettorale. Persone che per quattro anni e mezzo non hanno minimamente agito concretamente per cambiare qualcosa ora si interrogano a lungo su chi votare, come se il loro voto fosse la cosa più importante: dimentichi non solo di cio che ci insegna la statistica (avete mai visto un’elezione decisa per un voto solo?) ma anche di ciò che ci insegna la storia, ovvero che la delega non è mai servita a niente in assenza di una costante attività dal basso.
Scriveva Howard Zinn: “Storicamente, il governo, nelle mani di Repubblicani o Democratici, di conservatori o liberali, non è mai stato all’altezza della sua missione fino a quando non è stato forzato a farlo dall’azione diretta: sit-in e Freedom Rides per i diritti dei neri, scioperi e boicottaggi per i diritti dei lavoratori, ammutinamenti e diserzioni dei soldati per fermare una guerra. Votare è semplice e maginalmente utile, ma è un inadeguato sostituto per la democrazia, che richiede azione diretta da parte di cittadini consapevoli”
“Sosterrò un candidato contro un altro? Sì, per due minuti – il tempo che ci vuole per fare la croce e mettere la scheda nell’urna. Ma prima e dopo quei due minuti, il nostro tempo, la nostra energia dovrebbe essere spesa per informare, agitare, organizzare i nostri concittadini sul posto di lavoro, nel vicinato, nelle scuole. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costruire, faticosamente, pazientemente ma energeticamente, un movimento che, al raggiungimento di una certa massa critica, dia la scossa a qualsivoglia governo sia in carica affinchè cambi la politica nazionale.”
Insomma: pensare di invertire la tendenza autoritaria con le campagne elettorali, spendendo fiumi di energie per chiedere deleghe a partecipare da comparse al teatrino della politica istituzionale, mi pare un po’ come fare una tonsillectomia per via rettale.