Sinistra Ebbasta

L’appassionata quanto ridicola diatriba che infuria dopo il concertone del Primo Maggio su se e quanto siano di sinistra i due rolex di Sfera Ebbasta è in verità estremamente importante, perchè mostra in modo inequivocabile e definitivo ciò che già da tempo è sotto gli occhi di tutti (ma che moltissimi si rifiutano di vedere): se vogliamo continuare a discutere costruttivamente di politica, la parola “sinistra” deve essere abbandonata.

C’è chi dice che Sfera è di sinistra perchè viene dal proletariato, o perchè il sogno di diventare ricco è il sogno degli emarginati e la sinistra è sempre al fianco degli emarginati, o perchè è un ribelle e la sinistra è ribelle, e c’è chi dice che Sfera è di destra perchè il suo è un riscatto individuale e non collettivo, perchè i suoi testi non sono portatori dei valori di solidarietà e fratellanza universale, perchè non è contro il sistema bensì interno al sistema e miracolato dal sistema e così via.

A ben vedere, però, queste diverse posizioni non derivano da sfumature non comprese della poetica di Sfera, anzi: con Sfera hanno pochissimo a che fare. Originano semplicemente dal fatto che ognuno ha la sua personalissima idea su che cosa sia la sinistra,un’idea che può essere totalmente difforme da quella dell’interlocutore. Il fatto che tutti usino lo stesso termine per indicare pensieri spesso completamente differenti ingenera un’enorme confusione, e i dibattiti assurdi che si leggono in giro ne sono la naturale conseguenza.

E’ un po’ l’errore che fanno coloro che parlano di Islam ignorando le gigantesche differenze tra sciiti, sunniti, wahabiti e compagnia cantante, con l’aggravante che almeno l’Islam ha una sicura origine comune in Maometto, mentre individuare l’origine comune del pensiero di sinistra è impossibile. Affermare ad esempio che il pensiero di Marx sia l’analogo funzionale del pensiero di Maometto è una forzatura evidente, che peraltro ha l’infausta conseguenza di avvicinare il pensiero politico ad un’impostazione di tipo dogmatico-religioso che mostra la corda sempre di più.

In mancanza di una definizione positiva e condivisa di che cosa sia la sinistra, l’identificazione avviene ormai in modo negativo: chi si sente di sinistra si ritrova negli “anti-“. Antirazzismo, antifascismo, antisessismo, anticapitalismo e le varie filiazioni (antiberlusconismo, antirenzismo, antieuropeismo etc.) sono però un sostituto del tutto inadeguato ad una definizione positiva, perchè nel mondo reale non esiste una sola alternativa ad una certa visione della realtà. Ci sono ad esempio molti modi di essere antifascisti, da quello offensivo-militante “parole poche, mazzate tante” a quello che pratica invece i valori della non-violenza e si limita alla legittima difesa.. insomma, sperare di arrivare ad una definizione positiva a forza di aggiungere ulteriori “anti-” è solo una pericolosa illusione.

In definitiva, facciamocene una ragione: continuare ad usare liberamente il termine “sinistra” come se il suo significato fosse universale non è solo inutile, ma profondamente dannoso. Invece di discutere su che cose è di sinistra e cosa non lo è, proviamo a discutere esplicitamente su quali sono le idee e le finalità alla base delle nostre azioni, senza dare per scontata la scorciatoia secondo cui “i nemici dei miei nemici sono i nostri amici”. Se vogliamo dare gambe al nostro agire politico, l’unica possibilità è quella di ragionare e discutere in modo pro-positivo delle idee fondamentali, ad esempio cominciando ad identificare le profonde differenze che esistono nella natura umana a partire dalla fisiologia del cervello e dalle condizioni sociali: quello che a mio parere può essere un buon punto di partenza lo trovate qui.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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