Tutto quello che c’è da sapere sul veto a Savona ma che molti preferiscono non vedere

In giro mi pare che ci sia ancora molta confusione sulla natura della situazione in cui ci troviamo, nonostante sia in realtà piuttosto chiara: ho pensato quindi di buttare giù un paio di elementi di base per orientarsi su ciò che succede e succederà… e magari per riuscire a fare qualche ragionamento di sistema che possa aiutarci, se non a trovare una soluzione, ad avere almeno una ragionevole base di discussione.

Come primissima cosa, urge un ripassino su come funziona il sistema economico attuale. L’economia moderna è più simile al gioco del Monopoli di quanto lo sia mai stata. In pratica, il modo per fare i soldi è quello di possedere cose (proprietà, industrie, servizi) che, in assenza di concorrenza reale, garantiscono profitti proprio come Via Accademia e Parco della Vittoria:  basta possederli (o anche semplicemente gestirli, come CEO) per guadagnare. L’unica differenza è che nella vita reale non c’è un solo tipo di giocatori, ma ce ne sono due: i pochi che possiedono/gestiscono le cose e guadagnano e i tanti che non possiedono nulla e pagano.

Ora immaginate che ci sia un gioco del Monopoli dove, vicino alle proprietà acquistabili, ci siano proprietà non acquistabili e di transito gratuito. Ovviamente, i giocatori che hanno i soldi vorrebbero acquistarle e mettergli sopra la tassa di passaggio, in modo da creare nuove occasioni di guadagno! Nel mondo reale, queste proprietà e servizi esistono: sono quelli del settore statale. Tutto ciò che viene erogato dallo Stato non fa guadagnare nessuno e sottrae enormi possibilità di guadagno a chi potrebbe permettersi di subentrare come erogatore del servizio.

E’ per questo motivo che le parole d’ordine degli ultimi trent’anni sono state “privatizzazione” ed “esternalizzazione”, e se confrontate la situazione di fine anni ’80 con la situazione odierna i risultati sono evidenti: quasi tutto ciò che poteva essere privatizzato ed esternalizzato ha subìto quella sorte, e in assenza (deliberata) di concorrenza ciò non ha portato a vantaggi per i cittadini, ma a grossi profitti per chi è subentrato allo Stato ad erogare i servizi.

Voi direte; beh, ma ormai abbiamo privatizzato ed esternalizzato tutto.. e invece no: la cara vecchia America ci insegna che si può fare ancora molto in settori che garantiscono profitti sicuri, ovvero i servizi essenziali. Resta ancora molto in mano al Demanio (pensate ai beni culturali); inoltre, si può ad esempio esternalizzare il ricchissimo (di potenziali profitti) settore della pubblica istruzione. Invece di finanziare direttamente le scuole statali, lo stato può dare i soldi direttamente ai cittadini (sotto forma di voucher, è la proposta di Ichino e del PD) che poi i cittadini spendono per iscriversi alla scuola che preferiscono, pubblica o privata che sia. Questo metodo è quello che viene sempre più adottato negli USA e sta funzionando benissimo per mandare totalmente a pallino le scuole pubbliche americane: accoppiato ad un sistema di valutazione simile a quello INVALSI, obbliga letteralmente le scuole pubbliche “non performanti” a trasformarsi in scuole private (le scuole “charter”) finanziate pubblicamente e… bang! Obiettivo raggiunto! Certo, queste pratiche sono tremendamente dannose per le scuole “difficili”, che diventano delle vere e proprie discariche sociali… ma who cares?

Stesso discorso si può fare per gli altri servizi rimasti in mani statali: il sistema pensionistico, che viene “riformato” in modo da diventare inadeguato a garantire una vita decente ai pensionati serve a incrementare il ricorso alle previdenza privata, lo smantellamento della sanità pubblica serve a gonfiare i profitti della sanità privata convenzionata.. e così via. Ad esempio, nell’Università abbiamo avuto il blocco delle assunzioni ma non quello delle esternalizzazioni: quindi, anche se in realtà era più conveniente assumere che esternalizzare, ci siamo ritrovati di fatto obbligati ad esternalizzare portierato, pulizie e servizi bibliotecari.

Quindi, per aumentare i profitti, bisogna sostanzialmente ridimensionare l’apparato statale fino alla sua sparizione; e il modo più semplice e diretto per farlo è quello di usare la leva del debito per imporre austerità, ovvero tagli all’apparato statale. La stessa cosa si può ovviamente ottenere ancora meglio facendo fallire gli stati indebitati che così, come in ogni fallimento che si rispetti, saranno obbligati a svendere tutto ciò che possiedono. Quindi, lungi dal voler salvare l’apparato statale e con esso le tutele e i diritti dei cittadini, la politica portata avanti unanimemente dall’Eurogruppo è quella di usare il debito per eliminare ogni ruolo diretto dello Stato nell’economia, nel mondo produttivo e nei servizi essenziali, a partire dai paesi più esposti. La Grecia è stata la cavia di questo metodo, che purtroppo ha funzionato benissimo: sfruttando la leva di un debito non ripianabile, l’imposizione della troika è stata quella della privatizzazione ed esternalizzazione totale, al punto che hanno chiuso pure la televisione pubblica greca.

Voi direte quindi: ma se è così facile, come mai noi non siamo ancora arrivati al livello greco? Beh, il problema è che ovviamente privatizzare ed esternalizzare i servizi essenziali incontra l’opposizione di chi ci lavora dentro e anche dei cittadini, quindi se si vuole mantenere l’importantissima “parvenza di democrazia”, fare passi in quella direzione è difficile. Basti pensare alla “buona scuola”, che introducendo il preside-manager col potere di scegliersi gli insegnanti ha fatto un passo molto importante verso la privatizzazione: però, la riforma ha incontrato una forte resistenza e la sua imposizione finale è costata molto cara al PD in termini di consenso, contribuendo alle sconfitte di referendum ed elezioni.

Però, chi ha letto Shock Economy di Naomi Klein, sa bene una cosa: che queste resistenze vengono vinte molto più facilmente se ci si approfitta di (o se si creano di sana pianta) crisi violente o situazioni di emergenza che terrorizzano, fanno perdere razionalità e in definitiva indeboliscono fortemente la capacità di reazione di lavoratori e cittadini. Nel libro della Klein ci sono fior di esempi concreti di questa tecnica: ad esempio, l’uragano Katrina che devastò New Orleans venne sfruttato per imporre le succitate scuole “charter” in quella città, senza incontrare proteste e ostacoli. Stessa cosa in Grecia: lo shock inflitto dal blocco degli sportelli e dal surreale tradimento finale di Tsipras e Syriza durante il duello tra Grecia e Troika è stato cruciale per imporre ai greci la resa incondizionata su tutto. Per restare in Italia, la tecnica-shock è già stata sperimentata con successo con la corsa dello spread che ha portato alla caduta del governo Berlusconi sostituito dal governo Monti: il clima apocalittico creato dai mercati ed amplificato al massimo dai media fece sì che Monti venisse accolto come il salvatore della patria, e lui approfittando di questa situazione riuscì a infilare il pareggio di bilancio in Costituzione e pure a portarsi a casa la legge Fornero, prima che la società riemergesse dal coma da shock e desse segni di resistenza.

Tornando quindi all’oggi: come si incasella quanto scritto sopra con la situazione italica di oggi?

Ad esempio, ci si spiega il veto a Savona ministro. Perché il responsabile economico della Lega Nord Giorgetti andava bene e Savona no? Ovviamente non per le ridicole spiegazioni fornite dal Quirinale, quelle della “responsabilità politica” di Salvini, ma semplicemente perché il ministro dell’Economia italiano ha un posto nell’Eurogruppo, e l’Eurogruppo, dopo l’esperienza Varoufakis, non ha la seppur minima intenzione di ritrovarsi al suo interno una persona competente, non assimilabile e in grado di contestare e disvelare la fallimentare succitata politica punto per punto, nel metodo e nel merito. L’Eurogruppo, essendo totalmente asservito alla logica antistatalista, non può cambiare politica, ma deve mantenere anch’esso la “parvenza di democrazia”: per gestire Varoufakis i membri hanno quindi dovuto passare mesi faticosi, sudando sette camicie, con riunioni continue ed interminabili e rimediando anche figuracce personali (pensate a Djsselbloem e Schauble..). Non per niente la prima cosa che la troika ha chiesto a Tsipras è stata la testa di Varoufakis: sono stati i membri dell’Eurogruppo, tutti quanti adepti della scuola di Chicago, che hanno messo il veto specifico e nominativo sul nome di Savona, ben consci dell’enorme dito in c… che si sarebbero ritrovati. Invece, sanno benissimo che un commercialista come Giorgetti non avrebbe avuto la possibilità (sempre che ne avesse l’intenzione) di metterli in difficoltà.

Ma il veto a Savona, direte voi, ha delle conseguenze: ora la possibilità che si vada ad elezioni e che l’accoppiata cinquestelle-lega prenda due carrettate di voti è tutt’altro che remota… non conveniva quindi inghiottire il rospo-Savona pur di evitare questo tsunami elettorale e la probabile vittoria di un fronte anti-europeista?

La risposta è che per portare avanti la politica di smantellamento statale dell’Italia, un governo antieuropeista che offra il fianco per il waterboarding alla greca è semplicemente una benedizione divina. Già si sta vedendo come monta su la fabbrica del terrore: il PD è già prontissimo a suonare la grancassa della catastrofe per fomentare la paura (se ci saranno elezioni, l’intera campagna elettorale del PD sarà di stampo terroristico) e i big players dei “mercati” non vedono l’ora di avere una scusa per mandare a ramengo l’Italia (ad esempio inducendo aumenti dello spread) dando la colpa a qualcun altro, ovvero ai populisti di turno, per poi servirsi alla conseguente svendita di tutto ciò che ci è rimasto. Ha funzionato con la Grecia, che è stata l’antipasto: non vedono l’ora di mangiarsi il piatto forte, che purtroppo siamo noi, incassando enormi profitti e sbarazzandosi del pericolo “populista”, che potrà scegliere se farsi assimilare (alla Tsipras) o perseverare fino al linciaggio popolare.

Insomma: piuttosto che dividersi in pro e contro Mattarella e scannarsi sulle interpretazioni della Costituzione, proviamo a ragionare sulle dinamiche di potere che sono all’origine di tutto questo. La storia recente, con l’aiuto della logica, ci mette davanti la crudezza della situazione: è talmente cruda che per molti è preferibile non vederla, ma non è certo nutrendo illusioni che riusciremo a salvarci, e tantomeno ad incidere in qualche modo sulla realtà.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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