Salvini, Bud Spencer e Terence Hill: come ci si oppone al bullo della politica italiana?

Avete presente la vecchia barzelletta del grosso bullo che per attaccare briga va da un tizio a caso e gli urla “Tu hai picchiato mio fratello!”? Quando il tizio risponde “Non è vero, non so manco chi sia” il bullo grida: “Ah, mi dai del bugiardo!” e giù mazzate.

Salvini, adesso, è politicamente uguale al bullo della barza. Da sempre sa fare una cosa sola, ovvero menare. Ora che è politicamente “grosso” è un potente strumento di distruzione, il che è perfetto per il mantra del momento: radere al suolo tutto per tornare ad un passato dorato quanto inesistente.
Quando ciò che hai in mano è una ruspa, l’unica cosa che puoi fare bene è demolire: il che gli va benissimo, perchè è facile aggregare consenso su ciò che non va ma ben più difficile è aggregarlo su cosa fare al posto dell’esistente. La ragion d’essere di Salvini e del suo consenso è proprio la voglia di distruzione: si guardano bene dal costruire, perchè se cominciassero a farlo sarebbero in tanti ad accorgersi di quanto siano incapaci e/o di quanto siano orride le schifezze che vogliono realizzare.
Per realizzare il loro incubo distopico, una società di italioti benpensanti fondata sulla repressione, devono quindi spazzar via preventivamente ogni forma di ostacolo, e per farlo usano la tecnica del bullo della barzelletta: provocano, fanno le vittime, cercano in ogni modo di far alzare le mani ai loro avversari in modo poi da essere liberi di menare duro invocando pure la legittima difesa.

Lasciando da parte il problema dell’immensa idiozia e/o malafede di chi ancora dice di credere che da Salvini possa venire qualcosa di buono, il punto è: che fare in questa situazione?
Quando si ha a che fare con una banda di bulli, la prima cosa che viene in mente è la filmografia di Bud Spencer e Terence Hill. Bud Spencer se la gioca sulla potenza, caricando come un toro e riempiendo di legnate il capo bullo, mentre Terence Hill se la gioca su agilità, velocità e intelligenza.

Come sapete, Bud Spencer non è più su questa terra. Quindi, se vogliamo evitare di uscire gonfi come zampogne, il mio suggerimento è: evitiamo di cadere nelle provocazioni, scartiamo l’opzione dell’assalto frontale su posizioni preparate e cerchiamo di reagire individuando i punti deboli del bullo e scegliendoci noi, collettivamente, il modo, gli strumenti e gli ambiti su cui agire.

Quello che dobbiamo fare è togliere il terreno sotto i piedi dei distruttori e riportare la questione costruttiva del mondo che attivamente vogliamo al centro del dibattito. Se invece cadremo nella trappola di cascare nelle provocazioni o di intrupparci nella corsa alla semplice demolizione dello status quo, avremo semplicemente dato una mano al palazzinaro che demolisce un ecomostro per costruire al suo posto un incubo ancora peggiore.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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