Coronavirus a Torino: due grafici e due numeri per fare il punto ad oggi (18/3)

Il Coronavirus  è arrivato a Torino il 22 febbraio, subito dopo i primi casi nel Lodigiano, ma per giorni se n’è rimasto tranquillo. Il 4 marzo, ovvero undici giorni dopo, i casi nella provincia di Torino erano 11 in tutto: in media era stato trovato un caso al giorno. Questa stasi ha forse portato un po’ di persone a sentirsi relativamente al riparo, magari confidando sulla leggendaria freddezza sociale del torinese.

Dal 4 marzo sono passati quattordici giorni: adesso la situazione com’è? Proviamo a vedere cosa possiamo capire usando solo due grafici, che contengono dati a livello provinciale. Quindi, quando si parlerà di Torino si intende sempre la provincia di Torino.

Il primo grafico è quello che mostra il lato positivo della situazione: è un confronto dei contagi in provincia di Torino rispetto alle tre province più contagiate d’Italia, che sono nell’ordine Bergamo, Brescia e Milano.

torino_primetre

Cosa possiamo vedere da questo grafico? Innanzitutto, che Torino è oggi ancora significativamente lontana dal livello delle due peggiori crisi lombarde, non solo perchè contagi sono più bassi ma anche perchè i posti letto in provincia di Torino sono circa il doppio di quelli di Bergamo o di Brescia. Questo vantaggio è un tesoro prezioso che va speso nel modo migliore possibile perchè potrebbe salvare molte vite.

Il secondo grafico invece mostra i problemi. Torino è oggi undicesima tra le provincie italiane più contagiate. La decima, nona ed ottava provincia sono rispettivamente Padova, Parma e Pesaro-Urbino. Il grafico le mette a confronto.

 

torino_undicesima

Avvertenza: i tre picchi della curva torinese viola (1, 8 e 13 marzo)  sono sbagliati, corrispondono ad errate attribuzioni poi corrette nel dato del giorno seguente, quindi fate come se non esistessero.

Il confronto con queste province evidenzia la criticità torinese: il contagio è partito più tardi, ma sta aumentando più rapidamente, ed è molto probabile che già oggi Torino entrerà tra le prime dieci.
Questa elevata rapidità di contagio può essere dovuta a una combinazione di diversi fattori: differenze nelle restrizioni, differenti criteri nel fare i tamponi etc. Molto probabilmente dipende anche dal fatto che Torino è una città molto più grande e molto più affollata delle cittadine delle altre tre province.

Qualunque sia la spiegazione, il dato è però chiaro: a Torino i contagi sono partiti tardi ma adesso stanno salendo in modo non confortante, e questo deve far riflettere. Anche perchè c’è un altro segnale che mostra che a Torino i contagi sono in netto aumento, ed è il dato dei tamponi. I dati dei tamponi ci sono solo a livello piemontese, quindi tenete conto che a Torino c’è quasi la metà dei contagiati piemontesi.

Guardiamo il tasso di positività dei tamponi in Piemonte, ovvero: se faccio cento tamponi, quanti sono i positivi? Dall’inizio dell’epidemia fino a cinque giorni fa (il 12 marzo), c’erano 20 positivi ogni 100 tamponi. Nei soli tamponi fatti negli ultimi cinque giorni, invece, sono risultati positivi 36 tamponi su 100.

Questo dato fa pensare che in Piemonte il numero di tamponi, anche se in netto aumento in assoluto, sta in realtà diminuendo in senso relativo e non riesce a tenere il passo di un’epidemia che va più veloce dei tentativi di diagnosticarla. Ma perchè è così importante fare i tamponi?

L’esperienza di altre province italiane (come Lodi e Padova) e di altri paesi (Cina e Corea in primis) ci sta mostrando una cosa ben precisa: le restrizioni ai movimenti sono in grado di rallentare il contagio, ma per il suo effettivo azzeramento richiede moltissimo tempo, e tanto più tempo quanti sono i casi di contagio di partenza. In attesa speranzosa ma ancora lontana di farmaci e vaccini, l’opzione più promettente per fermare il contagio è ormai chiara a molti: bisogna combinare le restrizioni con un grande numero di tamponi, molti più tamponi di quanti se ne facciano oggi, in modo da individuare e quarantenare il maggior numero possibile di positivi.

Per darvi un riferimento: la Corea del Sud (a ieri) ha impiegato quasi 300mila tamponi mirati e ha trovato più di ottomila casi: 3 positivi ogni 100 tamponi. Ancora oggi fa oltre 12.000 tamponi al giorno per trovare 70-80 nuovi contagi quotidiani.
In Italia abbiamo fatto la metà dei tamponi e abbiamo il quadruplo dei contagiati ufficiali: però, se consideriamo che ogni volta che facciamo cento tamponi troviamo in media 20 positivi, è chiaro che in realtà i contagiati sono parecchi di più.. e se non sono diagnosticati, il rischio che contagino altri è logicamente molto più elevato: così non se ne esce, non ne usciremo mai.

Torino, e il Piemonte, quindi, hanno del tempo per agire (e speriamo che gli effetti del lockdown semi-completo scattato dieci giorni fa si facciano vedere), ma di sicuro non ha tempo da perdere. Anche il Piemonte deve cambiare il protocollo che prevede il tampone per troppi pochi casi e deve attrezzarsi per estenderlo per individuare il massimo numero di contagiati al più presto: non solo per impedire che questo numero vada fuori controllo ma anche per ridurlo il più velocemente possibile per poter alleviare il peso delle restruzioni.

Non so ancora quanto ce ne rendiamo conto, ma comunque vada a finire questa epidemia rappresenterà senza alcun dubbio un capitolo imporante nella storia, molto di più di quanto sia stato l’11 settembre 2001. Mai nella storia recente un così grande numero di persone ha subito e subirà misure restrittive di questa portata, e nessuno può sapere con certezza quali saranno le conseguenze e la sostenibilità di questa situazione.

Non è quindi il momento di restare inattivi: bisogna prendere in mano il nostro destino e testare, testare, testare come se non ci fosse un domani. Stavolta non siamo poi così sicuri di sapere come sarà, il nostro domani, ma di sicuro possiamo ancora fare qualcosa per renderlo migliore.

 

I grafici sono realizzati grazie al sito di Emanuele Degani, mentre i dati sui tamponi sono della Protezione Civile

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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10 risposte a Coronavirus a Torino: due grafici e due numeri per fare il punto ad oggi (18/3)

  1. Nicoletta Chiornio ha detto:

    Grazie per l’analisi. Mi chiedo: come è influenzato il rilievo dell’andamento dal fatto che i tamponi siano effettuati solo in chi ha sintomi o nell’entourage di chi è trovato positivo? Per capire la situazione i controlli andrebbero fatti su campioni di popolazione “normale”, oppure bisognerebbe distinguere i dati…? Sappiamo anche che il tampone dà molti falsi positivi (oltre il 50% secondo uno studio pubblicato su PubMed)

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    • Cara Nicoletta, il fatto che i tamponi siano fatti solo ai contatti dei contagiati ovviamente aumenta la percentuale dei positivi rispetto ad una situazione in cui si fa il test su un campione casuale. Sicuramente al momento la priorità è quella di individuare più positivi possibile, quindi è meglio dedicare i tamponi prioritariamente a chi ha avuto contatti con contagiati noti ma senza aspettare che diventino sintomatici e quindi contagiosi. Al momento purtroppo i tamponi disponibili presentano elevate percentuali di falsi positivi ma la ricerca in campo diagnostico è estremamente attiva e i tamponi migliorano settimana dopo settimana.. e comunque la Corea è riuscita a individuare un’elevatissima percentuale di contagiati usando i tamponi attuali, quindi anche oggi si può fare molto!

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  2. Caro Alessandro,
    grazie per i tuoi interventi chiari sul “tema” cruciale.
    Falsi positivi ed atteggiamenti euforici tra i negativi oggi (e magari positivi domani) son un problema, ma in questo momento mai cosi grande come il fatto che NON vengano testati gli operatori sanitari. Questo è sbagliato.
    Chi sta consigliando le politiche Regionale in questa emergenza (e non so chi sia) sta chiaramente non capendo.
    Un caro saluto
    Maurizio Giustetto

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    • Caro Maurizio, grazie a te! Ciò che tu dici a proposito dei tamponi non fatti al personale sanitario è una delle cose più urgenti cui porre rimedio. Il problema è che attualmente in Piemonte le strutture che analizzano i tamponi lavorano già al massimo della capacità h24, e guardando i dati si vede che in Piemonte si riescono a fare circa 1.000 test al giorno… e il personale sanitario piemontese ammonta a circa 70.000 persone! Ci vuole insomma un forte incremento della capacità di fare e analizzare tamponi, e questo richiede scelte politiche ben precise oltre che naturalmente tempo, risorse e personale specializzato.

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  3. Davide ha detto:

    Caro Alessandro, non penso si possano eseguire i tamponi a tutti gli operatori sanitari. Se risultassero positivi in percentuale elevata, non si potrebbero coprire i turni.
    Dubito che gli apicali possano permettersi di lasciare a casa per due settimane una forza lavoro considerevole.

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    • Anche questo è un tema delicato e non facile da trattare: da un lato c’è il problema da te segnalato, dall’altro c’è il problema che un operatore sanitario è una persona come le altre e ha ogni diritto ad andare in malattia, sia per tutelare la sua salute che per tutelare quella dei suoi assistiti.. l’epidemia purtroppo ci mette continuamente di fronte ad una realtà complessa e le scelte non sono mai semplici.

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  4. Davide Ascoli ha detto:

    Proprio perché ci sono molti falsi positivi che devono farsi una quarantena inutile mi pare ragionevole che fin che si può si limitino i tamponi ai casi sospetti. Ma sono d’accordo: più se ne fanno subito e meno se ne dovranno fare.
    Davide Ascoli

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  5. Alessandro Mazzei ha detto:

    Caro Alessandro,

    dato il problema degli asintomatici, adottare “mascherina per tutti sempre”, non ne mitigherebbe l’impatto?

    Alessandro Mazzei

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    • Ciao Alessandro, non sono un esperto di mascherine quindi prendi il tutto con beneficio di inventario: la mascherina è sicuramente un dispositivo utile, ma deve essere di un tipo particolare, va indossata correttamente ed utilizzata in un certo modo: ad esempio, l’esterno delle mascherine non va mai toccato perchè se la mascherina vi ha protetto dal virus lo ha fatto perchè ha intercettato il virus prima che entrasse nelle vie aeree, e quindi l’esterno della mascherina diventa contaminato.. per questo le mascherine vanno cambiate spesso.
      Il timore di vari esperti è che indossare la mascherina in modo estensivo finisca per indurre un falso senso di sicurezza che finisce per far commettere errori (ad esempio, avvicinarsi troppo alle persone) e per di più non previene altri modi di contagio, ad esempio quelli in cui ci si infetta con le proprie mani toccandosi bocca, naso o occhi.
      Per questi motivoi, e anche a causa della scarsità di mascherine per chi ne ha davvero bisogno come il personale sanitario, penso che l’uso delle mascherine a tappeto sia al momento problematico e potrebbe non sortire gli effetti sperati: il distanziamento sociale è per il momento l’opzione più sicura e garantisce anche coloro che non hanno la mascherina.

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  6. Rocco Curto ha detto:

    Salve,
    credo che sarebbe importante disporre di analisi sui contagiati di carattere geospaziale o almeno poter disporre di dati disaggregati territorialmente ad esempio su Torino, per quartieri, zone statistiche e Microzone comunali ossia con una qualsiasi di queste basi territoriali. Lo spazio di per sé stesso e ancora meglio associato ad altre variabili come quelle sociali costituisce una categoria interpretativa fondamentale, sia per la conoscenza del fenomeno sia per intraprendere azioni meglio mirate.
    La città di Torino e la Regione dispongono di Sistemi informativi territoriali che potrebbero essere facilmente utilizzati.
    Rocco Curto, Politecnico di Torino

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