Se non ora, quando? Per un movimento universale per la salute fisica, psichica ed economica.

saluteQuesta epidemia ha solo un lato positivo: è un’occasione storica per mettersi in moto, per dar vita ad un movimento che ponga al centro della politica la questione della salute in ogni sua forma. Salute fisica e salute mentale, a casa come sul lavoro; salute economica, sotto forma di reddito garantito.
Un movimento che, come quello per l’acqua pubblica, non esclude nessuno e può (anzi deve!) includere tutti, senza distinzioni di razza, genere, età, censo e nazione: un movimento nel quale la lotta contro i cambiamenti climatici troverebbe l’ambiente più favorevole per esprimersi e spiegare tutte le sue potenzialità di cambiamento sociale.

Al momento, però, in una parte dell’ambiente della sinistra “radicale” sembra purtroppo esserci ben poca consapevolezza di questa opportunità. Ciò che tiene banco su molte bacheche social “de sinistra” sono le esagerazioni poliziesche nell’applicazione delle misure restrittive, l’impossibilità di andare a correre, le dotte diatribe su quanto siano state incoerenti i governi in materia di mascherine, le lamentele per le code, le glorificazioni tafazziane della (presunta) efficienza tedesca. Alcuni si spingono addirittura a chiedere di imitare i paesi che stanno riaprendo le scuole, a contagio ancora pienamente in corso.

Mi stupisce tutto ciò? Iniziamente un po’ sì, lo confesso, ma pensandoci un attimo in più no, non mi stupisce. Ormai da anni è chiaro che c’è un bel pezzo della sinistra “radicale” che è totalmente autoreferenziale, che fa politica non per cambiare il mondo e renderlo un luogo migliore per tutti, ma per renderlo un posto migliore per sè e per soddisfare il bisogno di promuovere la propria immagine e agenda politica.

A chi può venire in mente, in questo momento così tragico, che la priorità sia quella di sfruttare l’esperimento “in vivo” della Svezia (che sta costando e costerà migliaia di vite umane) per parlar male della stampa italiana che lo denigra? E’ semplice: a persone cui della vita degli svedesi non frega assolutamente nulla di nulla.
A chi può fregare di investire significative quantità di tempo per sbertucciare chi prima diceva che la mascherina non serve, poi che serve e poi di nuovo che ancora non serve? Solo a persone per cui il problema principale è dimostrarsi più intelligenti di altri, persone che non hanno il problema di mettere insieme il pranzo con la cena, che non sono obbligate a ritrovarsi su mezzi pubblici affollati o luoghi di lavoro non sicuri pur di non perdere lo stipendio.

Che poi, è una banale questione di priorità: certo che la militarizzazione dell’emergenza è grave, certo che il balletto sulle mascherine è indegno! Ma è altrettanto certo ci sono migliaia di morti, decine di migliaia di “guariti” che si porteranno dietro strascichi ancora non quantificabili, milioni di persone che devono scegliere tra rischiare il contagio e portare a casa lo stipendio e altri milioni che possono scegliere solo di chiedere disperatamente aiuto… e siamo solo agli inizi. Non sono forse questioni lievemente più urgenti dell’editoriale del Corriere sul caso svedese?

Insomma, come può essere più utile impiegare le proprie energie, risorse e tempo? Per fare i primi della classe distribuendo pagelle di intelligenza in giro, o per costruire dal basso concrete iniziative solidali che partano dai bisogni dei più deboli e mettano al centro della politica la salute delle persone in ogni sua forma e declinazione, reddito incluso?
Amici che non avete il problema di trovarvi da mangiare, è il momento di uscire dai nostri bozzoli di privilegio e guardare alle priorità fondamentali. Oggi più che mai è il momento di dire: se non ora, quando?

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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