Cade il velo sui contagi nelle scuole piemontesi: il personale da due a quattro volte più esposto della media, la situazione nella scuola dell’infanzia è drammatica. Solo le superiori si salvano grazie alla DAD

NOTA BENE: Sono stati pubblicati i dati ufficiali del contagio forniti dal MIUR agli autori di un articolo pubblicato su Lancet Regional Health , che contengonoanche i dati sul personale scolastico piemontese. Un confronto tra la numerosità del personale del secondo ciclo usato in questo studio e quella risultante da una somma dei dati del database MIUR mostra una significativa differenza: 38.000 contro 22.000. Se confermata, significherebbe che l’incidenza del contagio tra il personale della scuola superiore è diversa da quella rappresentata nel testo e nei grafici. Sto cercando di approfondire la questione. I dati MIUR di tutti gli studenti e del personale del primo ciclo corrispondono a quelli usati in questo studio.

Inoltre, mi è stato segnalato il fatto che dai dati del monitoraggio dell’Ufficio Scolastico Regionale piemontese relativi al monitoraggio nelle scuole risultano, per il personale, numeri ancora differenti: più alti di quelli del database MIUR di circa il 50% per il primo ciclo e di circa il 35% per il secondo ciclo. Forse c’entrano qualcosa le supplenze? Forse l’USR aggiunge le supplenze mentre i dati MIUR fanno riferimento al solo organico di diritto? Questo potrebbe anche spiegare la discrepanza tra i dati del monitoraggio USR nel tempo, ma sarebbe opportuno chiarirlo.


Tenete quindi conto di quanto sopra nella lettura di quanto sotto: le incidenze sul personale delle scuole superiori potrebbero essere errate e quindi non vanno considerate, e c’è una discrepanza tra i dati del monitoraggio 2021 dell’USR e quelli del MIUR che merita un approfondimento. Grazie a Federica Laudisa per il suo lavoro di verifica dei dati del personale e in particolare per la segnalazione della discrepanza rispetto ai dati del monitoraggio USR.



E’ caduto il velo davanti al contagio in ambito scolastico in Piemonte. La consigliera regionale Francesca Frediani ha chiesto ed ottenuto i dati dei contagi tra il personale scolastico (docente e ATA) e tra gli studenti a partire dal 18 settembre, suddivisi per settimana, per tipologia di scuola (nido, infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado) e per provincia.

In questo articolo riporto i risultati di una prima analisi statistica di questi dati, finalizzata a confrontare l’incidenza dell’epidemia nelle scuole con quella nella popolazione piemontese e a valutare l’impatto delle misure adottate in corso d’anno.


Incidenza e andamento del contagio tra il personale scolastico

Per valutare l’incidenza del contagio tra il personale scolastico ho calcolato, per ciascuna tipologia di scuola, la percentuale del personale risultato positivo in ciascuna settimana rispetto al totale del personale in servizio e lo si è confrontato con la percentuale dei contagi settimanali in tutta la regione rispetto al totale dei piemontesi.

Nel primo grafico sono riportate le incidenze del contagio tra il personale scolastico dei diversi tipi di scuola e quella tra la popolazione generale (in verde). Per capire bene che cosa significa facciamo un esempio: durante la settimana dal 16 al 22 novembre si è scoperta la positività di 197 lavoratori della scuola dell’infanzia (in blu). Dato che il totale del personale docente e ATA delle scuole dell’infanzia ammonta a 9.000 unità, 197 persone corrispondono al 2,2% del totale del personale: questo è il dato riportato nel grafico.

Nel grafico sottostante è mostrato il rapporto tra l’incidenza del contagio tra il personale e quello tra la popolazione generale. La linea verde indica il  100%, ovvero dove dovrebbero stare le curve nel caso che l’incidenza del contagio fosse identica a quella della popolazione. Quindi, in questo grafico, un valore del 300% indica che l’incidenza del contagio in una particolare categoria di personale è tripla rispetto a quella della media della popolazione piemontese.

Personale scolastico nelle scuole superiori (giallo).

Nonostante le maggiori precauzioni introdotte sin dall’inizio dell’anno scolastico all’interno delle scuole superiori, l’incidenza del contagio tra il personale è stata significativamente più alta rispetto a quella della popolazione generale sin dalla settimana del 12 ottobre. La percentuale di contagi ha continuato a crescere fino ad arrivare al 125% di quella della popolazione generale nella settimana del 26 ottobre, quando è stata introdotta la didattica a distanza per almeno il 50% dell’orario delle classi dalla seconda alla quinta. L’effetto benefico di questa misura si è visto la settimana seguente, quando la percentuale di contagi è diventata praticamente uguale a quella della popolazione. A partire dal 2 novembre è iniziata la didattica a distanza al 100% e nella settimana successiva (9-15 novembre) la percentuale di contagi tra il personale è scesa al di sotto di quella della popolazione.

Sommando i contagi di tutte le settimane risulta essersi contagiato il 2,9% del personale. Nello stesso periodo, la percentuale di contagiati tra la popolazione generale è stata del 3,1%, quindi l’incidenza totale tra il personale delle superiori risulta essere il 93% dell’incidenza generale.

Personale della scuola media (grigio)

L’incidenza del contagio tra il personale della scuola media ha superato quella della popolazione a partire dalla settimana del 12 ottobre: rispetto al caso delle superiori la crescita è stata però molto più rapida e nella settimana del 2 novembre la percentuale di contagi tra il personale è arrivata al 280% di quella della popolazione, il che corrisponde ad un’incidenza del contagio quasi tripla.

Nella scuola media le misure restrittive sono state introdotte il 2 novembre (seconda e terza media a distanza), e a partire dalla settimana successiva si nota una riduzione dell’incidenza, che però non è sufficiente a riportare il rischio a valori confrontabili con quelli della popolazione: nell’ultima settimana la percentuale di contagi è il 230% di quella della popolazione piemontese.

Sommando tutte le settimane risulta essersi contagiato il 7,3% del personale. Confrontando il dato con il 3,1% registrato tra la popolazione generale, l’incidenza totale tra il personale delle medie risulta essere il 240% dell’incidenza generale, quindi quasi due volte e mezzo più alta.

Personale delle scuole primarie (rosso).

Nella scuola primaria l’andamento è simile a quello delle scuole medie: la salita è stata leggermente meno rapida ma nella settimana del 2 novembre l’incidenza del contagio sul personale è comunque arrivata al 270% di quella sulla popolazione.  Il 2 novembre è stata introdotta l’obbligatorietà della mascherina per tutti gli alunni sopra i sei anni, ma questa misura non ha inciso molto: dopo un relativo calo, nella settimana del 23 novembre l’incidenza sul personale rispetto a quella sulla popolazione è risalita ed è arrivata al 285%, superando i valori della settimana del 2 novembre.

Sommando i contagi di tutte le settimane risulta essersi infettato il 7,5% del personale. Dal confronto con il 3,1% registrato tra la popolazione generale, l’incidenza totale tra il personale delle primarie risulta essere il 245% dell’incidenza generale, quasi due volte e mezzo più elevata.

Personale delle scuole dell’infanzia (blu)

La percentuale dei contagi tra il personale delle scuole materne è la più elevata di tutte. Nella settimana del 2 novembre la percentuale di contagi è arrivata al 360% di quella della popolazione, ma in assenza di misure restrittive ha continuato la crescita e nella settimana del 23 novembre è arrivata quasi al 400%, ovvero il quadruplo dell’incidenza sulla popolazione generale.

Sommando i contagi di tutte le settimane risulta essersi infettato il 10,8% del personale. Dal confronto con il 3,1% registrato tra la popolazione generale, l’incidenza totale tra il personale delle materne risulta essere il 350% dell’incidenza generale: tre volte e mezzo più alta.

Conclusioni sul personale

Il fatto che l’incidenza del contagio tra il personale scolastico sia sensibilmente più alta di quella generale è indice del fatto che tale personale è più esposto al contagio rispetto alla media della popolazione. Se le scuole non fossero un luogo ove avviene il contagio, ci si aspetterebbe un’incidenza simile o inferiore a quella della popolazione. Dal momento che l’unica differenza rilevante tra il personale scolastico e la popolazione generale sta nella particolare attività lavorativa, è evidente che la causa dell’incidenza più elevata sta proprio nell’attività lavorativa stessa.

Questo rapporto di causalità è confermato anche dalla discesa dell’incidenza nelle scuole superiori in corrispondenza al passaggio integrale alla didattica a distanza, dall’analoga riduzione dell’incidenza nelle scuole medie dopo il passaggio alla DAD delle seconde e delle terze. Il fatto che il contagio diminuisca con il passaggio alla DAD testimonia che la didattica in presenza è un fattore di rischio concreto: la conferma viene anche dall’assenza di diminuzioni di incidenza nella scuola materna, per la quale non sono state introdotte misure precauzionali aggiuntive.
L’adozione generalizzata delle mascherine nella scuola primaria pare abbia sortito un effetto inferiore alle attese. Le cause possono essere diverse: molti alunni tenevano la mascherina anche prima dell’introduzione delle misure; inoltre, in questa fascia di età indossare le mascherine in continuazione risulta essere più problematico. Va anche tenuto conto del fatto che alla primaria esiste la mensa, momento conviviale durante il quale l’uso della mascherina viene interrotto.

Riguardo all’annosa questione del contagio nei trasporti e non a scuola: appare evidente che le grandi differenze di incidenza osservate tra il personale dei diversi gradi di istruzione non possano essere ricondotte a differenze nell’uso del trasporto pubblico. Se valesse l’ipotesi che il contagio avvenga principalmente durante il tragitto da e verso il posto di lavoro, per spiegare le differenze di incidenza tra il personale delle materne e quello delle superiori (prima dell’introduzione della DAD al 50%) dovremmo supporre che in media il personale delle materne trascorra sui mezzi pubblici quasi il triplo del tempo rispetto al personale delle superiori, il che appare ben poco verosimile. L’interpretazione più probabile dell’elevata incidenza dei casi scolastici chiama quindi in causa differenze ambientali e nei protocolli operativi tra scuole di diverso grado, che d’altra parte sono effettivamente in essere.

Incidenza e andamento del contagio tra gli studenti

Lo studio fatto per il personale scolastico è stato ripetuto con le stesse modalità per esaminare l’andamento del contagio tra gli studenti. Per interpretare correttamente i dati bisogna tenere a mente il fatto che i giovani si infettano meno rispetto alla media della popolazione generale: in Italia, il tasso di totale incidenza riferito a tutta la popolazione è attualmente del 2,69%, ma scende a 2,35% nella fascia 10-19 e a 1,19% nella fascia 0-9 anni. In figura 3 viene riportata l’incidenza del contagio per gli studenti dei diversi gradi e per la popolazione piemontese (in verde).

Nel grafico sottostante è invece riportato, analogamente al caso del personale, il rapporto tra l’incidenza tra gli studenti e l’incidenza tra la popolazione generale.

Studenti delle scuole superiori (giallo)

L’incidenza del contagio tra studenti delle superiori si distacca da quella tra la popolazione generale a partire dalla settimana del 5 ottobre. Nella settimana del 12 ottobre l’incidenza tra gli studenti è quasi il doppio di quella generale (1,85 volte). Il 16 ottobre la regione Piemonte, in difficoltà con i tamponi, modifica gli indirizzi operativi e decide di riammettere in classe gli studenti che hanno completato la quarantena anche senza tampone di verifica. Nella settimana successiva si osserva una flessione dell’incidenza (possibilmente dovuta ad un minor numero di tamponi in seguito alla modifica degli indirizzi), che però rimane superiore a quella della popolazione. Nella settimana del 26 ottobre entra in vigore la didattica a distanza al 50% e nella settimana successiva l’incidenza studentesca scende al di sotto di quella generale.
Il 2 novembre entra in vigore la zona rossa con il conseguente passaggio alla DAD al 100% e nella settimana successiva si osserva un netto calo dell’incidenza, in controtendenza rispetto al dato generale ancora in crescita. La discesa continua nelle settimane successive e porta l’incidenza fino a valori inferiori a quelli degli studenti delle medie.

Studenti delle scuole medie (grigio)

L’incidenza tra gli studenti delle medie cala in seguito al provvedimento del 16 ottobre ma continua a seguire l’andamento di quella generale fino alla settimana del 2 novembre, durante la quale le seconde e le terze vanno in DAD: nella settimana successiva si osserva un netto calo dell’incidenza studentesca, in controtendenza rispetto alla popolazione, ma il calo è meno rapido di quello osservato nelle superiori che, a differenza delle medie, sono completamente a distanza.

Studenti delle primarie (rosso)

L’incidenza tra gli studenti della scuola primaria rispetto a quella della popolazione cala dopo il 16 ottobre ma poi rimane sostanzialmente stabile, La diminuzione dopo il 2 novembre è molto più contenuta rispetto a quella osservata nelle medie e nelle superiori, e nell’ultima settimana l’incidenza si riavvicina a quella generale.

Studenti delle scuole dell’infanzia (azzurro)

Si osserva un netto calo dell’incidenza dopo il 16 ottobre, ma nelle settimane successive il rapporto tra incidenza nelle materne e nella popolazione rimane sostanzialmente stabile, riflettendo così la sostanziale assenza di provvedimenti precauzionali aggiuntivi relativi a questo grado di scuola.

Conclusioni sugli studenti

Anche nel caso degli studenti è possibile notare una coincidenza temporale tra le misure precauzionali aggiunte nel corso delle settimane e l’andamento dell’incidenza del contagio. Significativo il fatto che il calo osservato alla superiori, dopo il passaggio alla DAD al 100%, sia più forte rispetto alle scuole medie dove la DAD riguarda solo i due terzi degli studenti: evidentemente la didattica in presenza per le prime medie comporta un rischio aggiuntivo non trascurabile.

Altrettanto notevole l’andamento dei contagi dopo la decisione del 16 ottobre di rendere facoltativo il tampone per il rientro in classe: si osserva infatti un rallentamento dell’incidenza per tutte le tipologie di studenti, ma per il personale scolastico questo rallentamento non si verifica e anzi si assiste ad una crescita. La discrepanza potrebbe essere dovuta al fatto che gli studenti hanno minori probabilità di sviluppare sintomi rispetto agli adulti: in assenza di screening dei contatti di caso è probabile che un numero significativo di studenti contagiati non venga individuato. Il robusto aumento dell’incidenza tra il personale delle primarie e delle materne potrebbe quindi derivare anche dal fatto che questi studenti asintomatici non individuati sono comunque contagiosi, e aumentano la probabilità di contagio del personale: quest’ultimo sviluppa sintomi con maggiore frequenza e quindi viene più facilmente individuato.

 Conclusioni generali

Dall’analisi sopra riportata risulta evidente che il contagio all’interno delle scuole non solo non è trascurabile, ma è anzi molto significativo e nettamente superiore a quello medio all’esterno delle scuole. Va anche notato che queste incidenze potrebbero addirittura essere sottostimate: sempre secondo i dati della Regione, nelle scuole la percentuale di positivi rispetto ai casi testati appare significativamente più alta che nella popolazione media (nella settimana del 9 novembre in Piemonte è stata del 51% tra il personale scolastico, contro il 35% della media della popolazione) e questo è tipicamente indice di una sottovalutazione del contagio. Inoltre, un’analisi dei dati sui tamponi scolastici forniti dalla regione Piemonte dimostra che attribuire l’elevata incidenza del contagio ad un elevato numero di tamponi è semplicemente inverosimile-

Appare evidente la correlazione tra le misure che introducono la didattica a distanza e la riduzione dei contagi. Il confronto tra il personale dei diversi gradi di scuola indica che il ruolo dei trasporti nel contagio sia secondario rispetto al rischio aggiuntivo della didattica in presenza. Inoltre è possibile che, a causa della mancanza di un adeguato screening, una significativa percentuale di studenti contagiati sfugga alla diagnosi per assenza di sintomi ma sia comunque contagiosa.

Di fronte a simili cifre appare urgentissima una profonda rivisitazione dei protocolli scolastici: oltre alla mancanza di screening, bisogna verificare se tra le cause di tanto contagio ci sia l’insufficienza quantitativa e/o qualitativa dei dispositivi di protezione individuale assegnati al personale e agli studenti; è anche possibile che l’affollamento dei locali scolastici sia ancora eccessivo rispetto al ricambio d’aria che si riesce a garantire.

Praticamente nessuno pensa che la didattica a distanza sia equipollente alla didattica in presenza, e c’è ampia consapevolezza delle problematiche causate dalla DAD sui soggetti più deboli; ma quello che emerge da questi dati è che per mantenere la didattica in presenza il personale scolastico stia pagando un prezzo troppo alto, Tra il personale che va dalle materne alle medie l’incidenza del contagio è dalle due alle quattro volte più alta che nella popolazione media. Un rapido calcolo ci dice che, solo per quanto riguarda il personale, questo eccesso corrisponde a 700 contagi aggiuntivi alle materne, oltre 1000 contagi in più alle primarie e 640 alle medie: un totale di oltre 2300 contagi aggiuntivi, cui in media corrispondono quasi 150 ricoveri ospedalieri, qualche decina di ricoveri intensivi e 30-40 decessi.

Forse, invece di chiedere un rapido ed incondizionato rientro in classe, sarebbe utile cambiare prospettiva e pensare innanzitutto a chiedere trasparenza sui dati e un’adeguata tutela della salute all’interno della scuola, sia di chi la frequenta che di chi ci lavora. Di fronte alla gravità della situazione, chiedere ai lavoratori della scuola ulteriori sacrifici di salute e di vite umane per supplire non solo alle oggettive difficoltà create dall’epidemia, ma anche ad evitabili carenze organizzative e di risorse, non è umanamente accettabile.

NOTA: i dati del personale scolastico sono comprensivi di docenti e ATA. Dal momento che i dati sul personale ATA delle materne, primarie e medie non sono ripartiti per i diversi gradi, ho attribuito a ciascun grado una quota di personale ATA proporzionale alla numerosità del personale docente del medesimo grado.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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41 risposte a Cade il velo sui contagi nelle scuole piemontesi: il personale da due a quattro volte più esposto della media, la situazione nella scuola dell’infanzia è drammatica. Solo le superiori si salvano grazie alla DAD

  1. Francesca Sensi ha detto:

    Buona sera, ho letto tutto l’articolo con attenzione e ho bisogno di un chiarimento.
    I dati che lei riporta come “contagi” rappresentano il numero di persone trovate positive al coronavirus, stando alla descrizione che ne dà, o che riesco a desumerne.
    “Contagi nelle scuole” però significa una cosa diversa: che per una persona trovata positiva, ce ne sono state altre, successivamente, trovate a loro volta positive, che erano state a stretto contatto con il primo positivo, e la cui positività, dunque, si può ricondurre alla positività del primo. Questo significa contagio; significa dunque che i protocolli applicati nelle scuole sono insufficienti o applicati male.
    Da quello che leggo nel suo articolo, invece, appare come il contagio “nelle” scuole sia un’inferenza: “ci sono tanti positivi dentro la stessa scuola, si inferisce quindi che si siano contagiati tra loro”. Ma questo è tutt’altro che automatico, è anzi tutto da dimostrare, caso per caso. Nella scuola dove insegno ci sono stati alcuni casi, tutti scollegati tra di loro: non si può parlare di contagio “nella” scuola bensì di persone che sono risultate positive per eventi esterni alla scuola. Tanto è vero che tutte le classi messe in quarantena hanno dato come risultato zero contagiati.
    Ciò non toglie che in una scuola di 800 alunni ci possano essere stati 10 positivi: ma 10 postivi slegati l’uno dall’altro non sono un focolaio, non sono contagi “nelle” scuole, sono persone che si sono beccati il virus e poi sono anche, casualmente, andati nella stessa scuola tutti i giorni.

    Se vuole, mi indichi cortesemente i dati sui focolai di contagio.
    Le persone, a seconda delle proprie convinzioni pregiudiziali, inferiscono facilmente quello che vogliono. E’ importante dunque portare dati precisi.
    La ringrazio
    Francesca

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    • Francesca, grazie per il commento. Come cerco di spiegare nel post c’è tutta una serie di evidenze statistiche che punta alla scuola come luogo di contagio. Ad esempio: se il contagio arrivasse esclusivamente da fuori e non si propagasse mai all’interno, allora l’incidenza del contagio tra il personale scolastico dovrebbe essere più o meno la stessa che c’è all’esterno della scuola,, e invece è molto più alta.

      Inoltre, gli insegnanti di scuola materna hanno caratteristiche demografiche e sociali molto simili a quelle dei colleghi delle superiori: come sii può spiegare, a parità d’uso dei mezzi di trasporto, il fatto che i primi si contagino tre volte più facilmente dei secondi? L’unica differenza sostanziale tra i due gruppi sta nel luogo di lavoro.

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  2. Roberto Carlin ha detto:

    Ottima analisi, che conferma le review di Lancet e Nature, e quella sui dati di Ottobre di Wired. In particolare, interessante il commento sui trasporti, in troppe parti ho letto l’attribuzione dei contagi in ambito scolastico ai soli trasporti, come fosse una verità dimostrata o auto-evidente e non un’ipotesi. Da fisico, comunque, mi chiedo sempre dove possano annidarsi sistematiche, in particolare quando i risultati confermano le mie aspettative. E quindi la domanda: il campionamento fatto su scolari, studenti e personale scolastico è analogo a quello fatto sulla popolazione generale, o c’è una particolare attenzione e procedure differenti? Sappiamo che a partire dai primi di ottobre il sistema di test&trace è andato in grave sofferenza e non identifica più la maggioranza dei casi (altrimenti saremmo riusciti a soffocare i focolai). Quindi campioni diversi testati con procedure diverse potrebbero produrre bias significativi.

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    • Non ci sono evidenze di procedure di testing particolari dedicate all’ambito scolastico: anzi, come menzionato nell’articolo, ci sono evidenze che il rapporto tra positivi e testati sia ancora peggiore che nella popolazione generale.. nella settimana del 16 novembre il rapporto tra positivi e testati per il personale scolastico è stata del 51%, contro il 35% della popolazione generale, quindi è più che possibile che in realtà le incidenze nelle scuole siano sottostimate.

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  3. Erasmo Caponio ha detto:

    Caro Ferretti,
    Grazie per questa analisi. Qual è la percentuale dei tamponi eseguiti al personale scolastico e agli alunni rispetto al numero totale di tamponi fatti alla popolazione piemontese nello stesso periodo?
    Erasmo Caponio

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  4. Tomaso Brucato ha detto:

    Ottimo lavoro, ma mi sfugge una cosa: siamo sicuri che la popolazione media sia ugualmente monitorata rispetto alla scuola? Voglio dire: i contagi e la positività all’interno delle scuole sono puntualmente conteggiati. E fuori dalle mura scolastiche quanto c’è di sommerso? È possibile confrontare i due dati?

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  5. Francesco Giachini ha detto:

    Interessante rapporto ma mi sento di fare un obiezione. Il personale delle scuole potrebbe essere stato sottoposto a un numero di test molto superiore a quello a cui viene sottoposta la popolazione generale. Visto che gran parte dei contagiati non presenta sintomi e sfugge al tracciamento, una categoria che fa più test della media potrebbe risultare più contagiata della media pur non essendolo realmente.

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    • Come menzionato nell’articolo, in realtà ci sono evidenze che il numero di tamponi percentualmente sia ancora più basso nelle scuole che fuori.
      Nella settimana tra il 9 e il 16 novembre il rapporto tra positivi e testati per il personale scolastico è stato del 51%, contro il 35% della popolazione generale, quindi è più che possibile che in realtà siano le incidenze nelle scuole ad essere sottostimate.

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      • Renzo Carriero ha detto:

        A ottobre alle superiori il testing era piuttosto intenso (pura esperienza personale). Se si verificava un caso, tutta la classe veniva testata (25persone). Nella popolazione generale si può presumere che per ogni caso venisse testato un così alto numero di persone? A me pare difficile.

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      • Come raccontato nel post c’è una soluzione di continuità nel testing nelle scuole che avviene subito dopo la revisione degli indirizzi operativi del 16 ottobre.

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  6. Christian Cocca ha detto:

    Buongiorno Ferretti, potrebbe spiegarmi una cosa? Nes suo articolo scrive:
    “Sommando i contagi di tutte le settimane risulta essersi contagiato il 2,9% del personale. Nello stesso periodo, la percentuale di contagiati tra la popolazione generale è stata del 3,1%, quindi l’incidenza totale tra il personale delle superiori risulta essere il 93% dell’incidenza generale.”
    Quanti individui compongono” il personale” e quanti individui compongono “la popolazione generale”?
    Parè di capire dal testo sopra che il 93% dei contagi in generale si dovuto agli insegnanti, o mi sbaglio?

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    • Buongiorno,
      per il primo ciclo la numerosità del personale scolastico è la seguente:
      INFANZIA PRIMARIA SEC 1 GRADO ATA
      7120 18442 11707 10068
      per il secondo ciclo è la seguente:

      SEC 2 GRADO ATA
      32883 5558

      La popolazione generale è la popolazione piemontese. Buona serata!

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  7. Pietro Marinelli ha detto:

    Andrebbe fatta la stessa analisi per tutte le categorie professionali, di fatto in principio ci si può aspettare che tutte le categorie professionali che non possono svolgere il loro lavoro da casa abbiano un tasso di positivià superiore a quello della popolazione. Il tasso calcolato su tutta la popolazione mette sullo stesso piano chi può stare a casa a chi no e questo la rende poco attendibile per un confronto.

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    • In verità dai dati è evidente che c’è un’enorme differenza tra personale delle superiori e personale degli altri gradi scolastici anche prima del passaggio alla dad nelle superiori, quando il personale delle superiori si recava al lavoro in presenza. Il rischio aggiuntivo dovuto all’insegnamento nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie è evidente.

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  8. Elisa Micucci ha detto:

    Buongiorno. Avrei una domanda squisitamente matematica.

    Le percentuali comparate tra casi nel personale docente e popolazione piemontese si riferiscono rispettivamente a un campione statistico di 9000 persone (personale Ata) e a più di 4 milioni di persone (abitanti del Piemonte), se ho capito correttamente i numeri citati. Non entro nel merito della gestione dei tamponi nei due ambiti, questione già discussa in altri post e alla quale ha già risposto .

    La composizione dei due campioni è diversa in quanto a distribuzione sulle varie fasce di età.

    Si possono quindi portare a paragone i due valori, quello dei contagiati del personale scolastico e quello dei contagiati della popolazione piemontese ? Grazie per la risposta.

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    • Considerato che la classe di età tra 30 e 65 anni è nel bel mezzo delle classi di età meno suscettibili e di quelle più suscettibili, mi pare che una differenza di un fattore quattro sia impossibile da spiegare nei termini da lei suggeriti. Aggiungo che il personale scolastico dei diversi gradi di istruzione ha una distribuzione demografica e sociale molto simile, eppure le differenze di incidenza tra il personale dei diversi tipi di scuole sono altissime.. differenze così vaste sono spiegabili solo con differenze nell’ambiente lavorativo specifico

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  9. Ilenia Massa Pinto ha detto:

    Non credo sia corretto comparare il tasso di contagio del personale scolastico con la media della popolazione generale. Non sarebbe più corretto comparare gruppi professionali di lavoratori in presenza? Almeno eliminiamo i lavoratori in smart working dalla popolazione generale!!

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    • Come avrà certamente notato, c’è una differenza di tre volte tanto tra l’incidenza del contagio nel personale delle materne e quella nel personale delle superiori prima che venisse introdotta la DAD.. entrambi i gruppi lavoravano in presenza. Buona giornata.

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  10. Lorenzo ha detto:

    Mille grazie dal Trentino, provincia autonoma che si guarda bene dal rendere pubblici i dati sui contagi nelle scuole e che si ostina nel dichiarare le scuole assolutamente sicure.

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  11. ambra ha detto:

    Buonasera, il personale dei nidi è stato incluso nei dati della materna?

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  12. Arianna ha detto:

    Lavoro nelle scuole dell’infanzia. I bambini con tosse e raffreddore ci vengono rimandati a scuola dai pediatri senza aver effettuato il tampone. Molti genitori positivi, tengono a casa i figli per la quarantena precauzionale senza sottoporli a tampone in quanto pensano di recar loro un trauma. Quindi non si sa se anche il figlio era positivo o meno e i gli altri bambini continuano a venire a scuola e noi continuiamo a lavorare. Senza mai essere sottoposti a screening.

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  14. Flavio Paschetta ha detto:

    Buongiorno,
    occupandomi di sicurezza a scuola mi interessano molto analisi approfondite dei dati. In quest’ottica le chiedo un paio di precisazioni.
    1. I dati forniti dalla Regione sono quelli di dettaglio dell’aggregato che tutti i giorni viene pubblicato sul bollettino regionale per “ambito scolastico”. Ma cosa si intende? Tutti gli studenti e il personale che ha frequentato una scuola (statale, paritaria, comunale, ecc.) nelle 48 ore precedenti il tampone o l’insorgenza dei sintomi o altro?
    2. Qual è la fonte dei dati degli studenti e del personale delle scuole piemontesi?
    Grazie.

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    • Buongiorno,
      nelle righe di accompagnamento ai dati sui tamponi forniti dell’assessore alla sanità piemontese è riportato che i dati sono riferiti al
      “numero degli studenti e del personale scolastico”. Può chiedere ogni ulteriore chiarimento all’Assessorato.

      I dati del personale scolastico li può chiedere all’Ufficio Scolastico Regionale.
      Buona giornata.

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  15. Tommaso ha detto:

    Grazie molte per l’analisi, che mi pare completamente convincente nell’interpretazione e nelle conclusioni. Anche a me, da fisico in caccia di sistematiche, era venuta in mente come unica fonte di bias quella del testing maggiormente capillare e accessibile per il personale scolastico rispetto alla popolazione generale. A questa ipotesi affianco anche la possibilita’ che una volta in DAD totale diminuisca il contact tracing, lavoando i docenti da casa, e si faccia quindi meno ricorso al testing riducendo il conteggio dei casi asi/pauci-sintomatici derivanti da interazioni esterne alla scuola. Ritengo poco probabile che questi effetti possano determinare alterazioni significative. Dato che stiamo parlando di un fattore di 2 o piu’, un qualsiasi sierologico sarebbe auspicabile per confrontare il personale scolastico con la popolazione generale, tanto per eliminare qualsiasi dubbio.

    Analisi come questa andrebbero fatte ogni volta possibile: per le scuole delle altre regioni, per le altre categorie lavorative, ecc. Questo eliminerebbe ogni velo ideologico e consentirebbe discussioni di merito.

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  16. Vincenzo Sorella ha detto:

    Grazie per l’analisi. Mi permetto solo di sottolineare come oggi su “Repubblica” (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/12/09/news/bucci_lo_dicono_i_numeri_la_scuola_non_ha_colpe_per_la_seconda_ondata_-277698983/ ) sia uscita un’intervista che promuove una ricerca in in cui si sostiene l’esatto opposto. La ricchezza del dibattito scientifico

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  17. Antonio Rinaldi ha detto:

    Oggi su la Repubblica è pubblicato queso articolo:
    https://www.repubblica.it/cronaca/2020/12/09/news/bucci_lo_dicono_i_numeri_la_scuola_non_ha_colpe_per_la_seconda_ondata_-277698983/
    D’accordo Bucci fa riferimento all’interoterritorio italiano e lei solo al Piemonte, in ogni caso vorrei capire: i dati hanno la stessa provenienza? Com’è possibile avere due conclusioni diametralmente opposte?
    Grazie.

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      • Antonio Rinaldi ha detto:

        La ringrazio del riscontro, innanzitutto scusandomi del mio messaggio il cui contenuto replica esattamente quello precedente (ora non ricordo se il mio sia stato moderato, per cui non potevo accorgermene, oppure se sia stato soltanto distratto io).
        Condivido le sue perplessità. Ho osservato con attenzione il grafico che lei ha riportato, e che io non avevo proprio visto (forse lei l’ha recuperato dalla fonte originale?).
        La scelta delle due variabili per intestare gli assi rende possibile solo stimare la percentuale media di contagio regionale misurando altresì la variabilità dei singoli dati regionali. La conclusione dipende da un dato che non è riportato nel grafico, ovvero quel 18,5% che in base a quanto precisa lei è il rapporto (immagino nazionale, dunque medio) tra l’ammontare della popolazione non scolastica e quella scolastica.
        Ma siamo sicuri che non ci sia variabilità anche per questo dato a livello regionale? Io non mi sono preso la briga di calcolare il contributo di ciascun fascia d’età in ogni singola popolazione regionale e sommare a esso il numero dei dipendenti nel settore della scuola dell’obbligo.
        Un grafico più convincente sarebbe stato quello che avesse messo sull’asse orizzontale il rapporto tra la numerosità dei due collettivi (scuola e non scuola) nella popolazione, e sull’asse verticale il numero dei corrispondenti positivi, per ogni regione. Allora non ci sarebbe stato bisogno di stimare una retta di regressione: in via naturale, per validare l’ipotesi di non contagio nelle scuole, sarebbe stato sufficiente confrontare la posizione dei punti rispetto alla bisettrice del primo e terzo quadrante.

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      • Antonio Rinaldi ha detto:

        Mi scusi, volevo scrivere “sull’asse orizzontale il rapporto tra la numerosità dei due collettivi (scuola e non scuola) nella popolazione, e sull’asse verticale il corrispondente rapporto riferito ai positivi, per ogni regione.”

        Comunque le scrivo per segnalarle quest’altro articolo pubblicato qualche giorno fa sul corriere che usa un’altra analisi di regressione per confutare il ruolo delle scuole nei contagi:
        https://www.corriere.it/economia/opinioni/20_dicembre_15/scuole-covid-c-relazione-diffusione-virus-l-analisi-dati-0af7ea70-3eea-11eb-9172-c7bb2a56a969.shtml
        Anche questa analisi mi sembra un po’ debole. Primo, per via del ristretto campo di variazione della variabile lungo l’asse orizzontale (% della popolazione scolastica sul totale della popolazione). Secondo, perché i valori sull’asse verticale (% di positivi) dicono una cosa risaputa: ovvero che i ragazzi si ammalano (ma forse dovrei dire: risultano positivi) meno frequentemente degli adulti. Ciò non toglie che possano rappresentare un potente vettore di trasmissione del contagio, e questo fatto un tale grafico non lo può proprio evidenziare.

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  18. Pingback: Il contagio nelle scuole piemontesi: l’analisi di Alessandro Ferretti – La scuola al tempo del covid

  19. sm ha detto:

    L’ha ripubblicato su La scuola di marzapanee ha commentato:
    Un punto di vista diverso su covid e scuola

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