A proposito dell’articolo di Gandini et al.: ma è vero che i contagi tra i docenti sono simili a quelli tra la popolazione in età lavorativa? Spoiler: si direbbe di no.

Venerdì scorso è uscito su Lancet Regional Health – Europe un articolo di Gandini et al. che include uno studio sui contagi di studenti e docenti delle scuole italiane nel periodo 12 settembre – 7 novembre 2020.

Riguardo ai docenti gli stessi autori rilevano un fatto anomalo: i nuovi contagi tra il personale scolastico sono in proporzione il doppio di quelli tra la popolazione generale. Questa anomalia richiede ovviamente un approfondimento, perché potrebbe essere un’evidenza del fatto che le scuole rivestono un ruolo non trascurabile nella trasmissione del contagio.
 
In un altro paragrafo dell’articolo, dedicato al Veneto, viene però introdotto un grafico che è incluso nel “supplementary material” (figura 6S) che confronta, per il solo Veneto, l’incidenza degli “attualmente positivi” tra i docenti con quella della popolazione di età compresa tra 25 e 65 anni, dal 12 settembre al 17 ottobre, definendo la differenza “non significativa”.

Saltando alle conclusioni dell’articolo, il soprastrante grafico del Veneto è uno dei tre motivi principali che portano gli autori ad affermare che “analizzando dati dalle regioni e dalle scuole italiane non abbiamo trovato un’associazione significativa tra l’apertura delle scuole e l’incremento del contagi nella popolazione generale”: in particolare, affermano che “abbiamo anche effettuato un’importante, e spesso trascurata normalizzazione e abbiamo confrontato l’incidenza tra gli insegnanti del Veneto con l’incidenza nella popolazione generale di età simile: le incidenze erano comparabili, e le differenze non significative.“

Ad una lettura attenta alcune cose appaiono strane. L’anomalia osservata era a livello nazionale, riguardava i nuovi contagi ed era riferita al periodo fino al 7 novembre: perché per spiegarla si usa un confronto con l’andamento dell’incidenza degli attualmente positivi  (e non dei nuovi contagi) che riguarda il solo Veneto e che viene mostrata solo fino al 17 ottobre? Perché non si è scelto, più semplicemente, di fare il confronto su scala nazionale, e fino al 7 novembre?

Gli autori purtroppo non includono i dati dell’incidenza degli attualmente positivi relativi alla popolazione 25-65 in Veneto, ma nel Supplementary Material è presente il database dei contagi scolastici utilizzati nello studio. Scaricandoli si scopre che i dati sono forniti separatamente per il primo e il secondo ciclo.

Con questi dati a disposizione, si può fare il confronto più appropriato ovvero paragonare direttamente l’andamento settimanale dell’incidenza dei nuovi contagi tra tutti i docenti d’Italia con quella della popolazione italiana tra i 25 e i 65 anni (grazie ai dati sui contagi della Protezione Civile e ai contagi nelle diverse fasce di età forniti dall’ISS, vedi nota). Inoltre, lo si può fare separatamente per primo e secondo ciclo, e si può allungare fino al 7 novembre.

Questo confronto è visibile nella figura soprastante e lo scenario che descrive è completamente diverso da quello del confronto parziale con i dati veneti. Per quanto riguarda il primo ciclo l’incidenza inizialmente è molto simile, ma già a partire dal 10 ottobre i nuovi contagi tra i docenti si distaccano nettamente da quelli della popolazione e si portano a livelli più che doppi.

Molto interessante anche l’andamento dei contagi tra i docenti del secondo ciclo (in grigio). Anch’essi sono sensibilmente più elevati di quelli della popolazione, ma l’ultimo punto mostra un rallentamento che non si osserva né nel primo ciclo né nella popolazione. La linea tratteggiata verticale è in corrispondenza del 26 ottobre, data di chiusura totale o parziale  delle scuole superiori in molte regioni italiane. Il rallentamento della sola curva relativa al secondo ciclo potrebbe essere dovuto proprio a questo provvedimento, e quindi essere una dimostrazione dell’efficacia del passaggio alla DaD nel contenimento del contagio.

In definitiva, l”insignificanza” delle differenze tra il contagio nei docenti e nella popolazione 25-65, ovvero uno dei tre principali motivi addotti dagli autori a riprova della loro tesi, alla luce di questi dati appare una caratteristica peculiare del Veneto, limitata nel tempo e priva di validità nazionale. Inoltre, l’andamento dei contagi nel secondo ciclo sembra indicare l’efficacia epidemiologica dei provvedimenti di chiusura.

Alla luce di queste considerazioni appare quindi doveroso e urgente il rilascio (da parte del MIUR, dell’ISS o di chiunque ne abbia possesso e titolo) del database dei contagi scolastici anche per le date successive al 7 novembre, in modo da poter studiare l’andamento dei contagi durante il picco dell’epldemia e valutare, anche a livello regionale, la reale efficacia delle varie misure adottate per il contenimento e il reale ruolo giocato dalla scuola durante la seconda ondata Covid nel nostro paese.

Ovviamente, rimane fermo il fatto che nella terza ondata siamo di fronte ad una variante notoriamente più contagiosa, anche tra i bambini, e che quindi la ricostruzione degli eventi della seconda ondata non potrà in ogni caso dimostrare tout court la sicurezza della scuola odierna in presenza delle varianti.

Nota metodologica: per fare il confronto con i contagi nella popolazione ristretta alla fascia di età 25-65, ho utilizzato i dati dei contagi per fascia d’età diffusi periodicamente nei rapporti dell’ISS; ricavandomi per differenza i nuovi contagi intercorsi tra la data di un rapporto e quella del rapporto precedente

Le fasce di età ISS sono per decadi: quindi, per valutare l’incidenza nella fascia 25-65, per ciascun rapporto ISS  ho considerato due quozienti: uno tra l’incidenza nella fascia 30-60 e la popolazione generale, e l’altro con lo stesso denominatore ma con a numeratore la fascia 20-70, (in giallo nel foglio excel) che sono risultati molto simili (con fluttuazioni relative del 3% al massimo)
Tra i due, ho scelto settimana per settimana quello con il valore più elevato (in modo da essere conservativo). Infine, ho moltiplicato i dati dei contagi tra la popolazione generale per il quoziente così scelto. I fattori correttivi sono risultati compresi tra 1,08 e 1,16.

Inoltre, gli intervalli dell’ISS a volte non coincidono con gli intervalli del database del MIUR. Per decidere quale valore usare, ho considerato i fattori correttivi ottenuti da entrambi i rapporti ISS includenti le parti del periodo considerato dal database MIUR, e ho scelto il più elevato in modo da essere conservativo.

Nota bene: l’elaborazione su fogli excel di migliaia di righe è sempre a rischio di errore involontario, quindi invito chiunque abbia dimestichezza con i dati a fare una peer-review dal basso verificando l’esattezza dei conti. Il foglio che ho usato per l’elaborazione lo trovate qui. Inoltre, sarebbe utile ripetere lo studio regione per regione, in modo da verificare anche a livello regionale l’esistenza di coincidenze temporali tra misure restrittive e rallentamento dei contagi… chiunque sappia analizzare un po’ è caldamente invitato a cimentarsi!

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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