Nella Scozia delle riaperture riesplode il contagio, in particolare tra ragazzi e bambini.

Il 9 agosto scorso la Scozia ha rimosso quasi tutte le restrizioni contro il Covid. I contagi medi giornalieri non erano a zero (erano a 1250, in lieve rialzo da una settimana), ma il “liberi tutti” è arrivato ugualmente, probabilmente confidando in una campagna vaccinale che ha raggiunto, con la prima dose, il 91,1% della popolazione da 16 anni in su (82.4% completamente vaccinato).

Come sta andando? Dopo sei giorni di salita piuttosto moderata dei contagi medi (da 1250 di partenza a 1500), a partire dal 16 agosto si è verificata una ripida impennata che in 12 giorni ha portato il numero a 5400, superando di gran lunga il precedente record scozzese di 3300 contagi al giorno.



Il 16 agosto è stato anche il giorno di riapertura della maggioranza delle scuole scozzesi, nelle quali si conducono frequenti test degli studenti (due alla settimana a testa, su base volontaria). Una certa crescita dei casi era dunque prevedibile, ma il fatto che i casi siano poi quasi quadruplicati in 12 giorni potrebbe indicare che le scuole siano parte attiva nella trasmissione del virus.

Guardando l’età dei contagiati, la fascia dove le infezioni sono più numerose è in effetti quella tra 15 e 19 anni: tre giorni fa la media giornaliera è arrivata a oltre 280 casi per 100.000 persone, seguita dalla fascia 20-24 anni con 220. Terza posizione per la fascia 0-14 anni, che è quella che sale più rapidamente: negli ultimi 12 giorni i contagi giornalieri medi sono più che quadruplicati, da 28 a 123 casi ogni 100.000, superando così l’incidenza nella fascia 25-44 anni. In totale, nell’ultima settimana sono stati contagiate circa 11.000 persone di età inferiore a 20 anni.



Questa distribuzione di età è probabilmente l’ennesima conferma dell’efficacia dei vaccini (la copertura vaccinale cala con l’età, vedi sotto) ma mostra anche che le scuole saranno al centro dell’epidemia ancor più di quanto non lo siano state nel passato. Le mascherine sono peraltro ancora obbligatorie nelle aule scozzesi, quindi è probabile che la loro protezione non sia sufficiente a fronteggiare la maggiore contagiosità della variante Delta.



Livelli così elevati di contagio, oltre ovviamente ai noti problemi di salute per chi è stato contagiato, creano grossi problemi allo svolgimento dell’anno scolastico. Una settimana fa erano già sessanta le scuole coinvolte, e ovviamente rischiano di salire le ospedalizzazioni di giovani e giovanissimi. Dal grafico si comincia in effetti a vedere una risalita dei ricoveri, ma i dati arrivano solo fino al 24 agosto: dal momento che c’è un certo intervallo di tempo tra contagio e ricovero (5-10 giorni) il vero effetto dell’ondata di contagi sugli ospedali si potrà apprezzare solo nei prossimi giorni.



Insomma: dopo l’impennata di contagi pediatrici negli Stati Uniti, la Scozia fa suonare un altro campanello d’allarme riguardante il rientro dalle vacanze e la riapertura delle scuole. Come sempre, da noi la situazione potrebbe essere diversa ma prudenza vorrebbe che si sfruttino i pochi giorni rimanenti alla riapertura delle scuole italiane per intervenire il più possibile con aerazione, mascherine migliori, riduzione dell’affollamento delle classi e un testing efficace, in grado di individuare precocemente i focolai e così tutelare al massimo la salute degli studenti e dei docenti.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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