Uno dei fondamenti del capitalismo è la fede nell’esistenza di individui superiori, i cosiddetti “game changer”: per esempio, chi fa una scoperta o realizza un’invenzione eccezionale. Nell’ottica efficientista propria del capitalismo, la finalità del sistema educativo è di identificare precocemente la persona eccezionale in mezzo a diecimila altre e dedicarle cure spefiche al fine di farla sviluppare e metterla in condizione di concretizzare le sue irripetibili potenzialità.
Per quanto semplice e autoevidente possa sembrare questa credenza, in realtà è completamente sbagliata e le sue conseguenze sono terribilmente dannose. Qui sotto traduco liberamente un commento di un utente di Reddit (originale in calce) che risponde a un teorico dell'”uno su diecimila” in modo chiaro, articolato e illuminante. Buona lettura!
“È miope affermare che quell’uno su diecimila agisca nel vuoto totale. La realtà è che quell’uno su diecimila è solo l’ultimo stadio dell’innovazione, il punto in cui molte idee si sintetizzano in qualche invenzione. L’errore è pensare di poter estrarre l’uno dai diecimila come se quell’uno avesse valore e i diecimila no.
Che senso ha separare Einstein dal mondo in cui viveva e pensare che lui avrebbe ugualmente ottenuto la teoria della relatività, e che solo lui avrebbe potuto riuscirci? Anche Einstein ti avrebbe detto che non è così che funziona.
Pensare che la teoria della relatività provenga da una sola persona denota una sconcertante incapacità nel comprendere la complessità dell’attività umana. Significa ignorare tutti i matematici, i fisici e gli scienziati grandi e piccoli che hanno lavorato per millenni e che l’hanno reso possibile. Significa ignorare tutte le persone che hanno contribuito a nutrire lo sviluppo della giovane mente di Einstein, che lo hanno aiutato a sopravvivere fino all’età adulta e gli hanno permesso di prosperare; significa ignorare gli scrittori di narrativa che hanno fornito il carburante per la sua immaginazione e gli hanno dato le parole che hanno permesso al suo cervello di librarsi tra le stelle, guardando il nostro universo dal punto di vista di un raggio di luce. Sono ben più di diecimila le persone che sono indissolubilmente legate alla teoria della relatività, anche se ricordiamo solo il nome di chi l’ha effettivamente scritta
L’errore è che noi esseri umani continuiamo a classificare le persone guardando al loro output e pensando che loro, e solo loro, sono responsabili di quell’output. Semplicemente, non è questo il modo in cui funzioniamo.
La tecnologia alla base dell’intelligenza artificiale può sembrare incredibile, ma cos’è il codice alla base di un Large Language Model se togliamo i miliardi di umani che hanno fornito i dati sui quali si fonda? Persone che scrivono sui forum, scambiandosi informazioni tra loro proprio come facciamo noi ora, senza alcuna aspettativa o pensiero per il profitto che c’è dietro.
Solo un imbecille può credere che una persona sia riducibile a un’unità economica. Il nostro potere è come popolo. Una rete. Internet è solo un computer? No. Non sono nemmeno molti computer. È un protocollo, un sistema di comunicazione e creazione non riducibile ai suoi componenti.
L’umanità è una rete ed è nostra responsabilità nutrire tutti i nodi della nostra rete; non è invece nostro compito dare uno stupido valore in dollari a ciascuno di noi, classificare e valutare le persone in base a quanto profitto possono generare per un nido di parassiti. È impossibile calcolare il valore reale di una vita. Impossibile comprendere quante altre persone un individuo possa ispirare, per quanto tempo la sua opera e le sue parole possano viaggiare prima di diventare esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per espandere la nostra comprensione del nostro universo.
Van Gogh, ora considerato uno degli artisti più fantasiosi, innovativi e trascendenti di tutti i tempi, è stato poco apprezzato per la maggior parte della sua vita. Ci sono pochissime persone oggi che non conoscono il suo nome, che non sono state sbalordite e ispirate dalle sue numerose opere, ma quando è morto aveva appena iniziato a farsi notare tra i suoi contemporanei.
Cosa sarebbe successo se un aziendalista del tempo avesse deriso Van Gogh e gli avesse detto che era uno spreco, un fannullone, di certo non uno di quegli 1 su 10.000? Immagina se le sue opere, alcune delle quali oggi sono considerate così storiche e importanti da essere letteralmente inestimabili, fossero state gettate in un bidone della spazzatura perché non ci si poteva ricavare un dollaro per un panino.
Non è possibile stimare correttamente il valore di un individuo. Ecco perché a ogni individuo deve essere data l’opportunità di esprimersi, qualunque forma assuma tale espressione. Perché è lì, nella confluenza di tutti noi che leggiamo, scriviamo, dipingiamo e teorizziamo, che si fa il vero progresso.
Potreste dire che è un’idea sentimentale, ma non lo è. La concezione aziendale del valore umano non è realistica o pragmatica: è infantile, semplicistica, riduttiva e stupida. È un punto di vista che fa appello allo stupido e che rende l’individuo che lo abbraccia ancora più stupido.
La prospettiva realistica sull’umanità è che ogni mente umana è unica e che il valore del suo manifestarsi non può essere adeguatamente compreso o valutato da nessuno. Se il valore di Van Gogh non poteva essere adeguatamente compreso dai suoi contemporanei, come può chiunque là fuori osare affermare di avere la capacità di giudicare il vero valore di qualcuno?
L’umanità è costituita da miliardi di nodi unici interconnessi che comunicano e che creano. Nessuna singola persona è abbastanza intelligente da comprendere veramente le proprietà emergenti di questa rete, proprio come i creatori di un’intelligenza artificiale non comprendono appieno cosa fa la loro creazione, o perché. Nessuna singola persona ha la capacità di definire correttamente tutte le influenze e gli input essenziali che portano a un risultato tangibile. Il capitalista deve fingere di poterlo fare, perché il profitto dipende dalla proprietà e la proprietà si basa sull’illusione che tu possa giustamente compensare qualcuno per la sua produzione.
Tutto ciò che ci circonda è possibile solo grazie alle dimensioni della rete della nostra specie. Siamo arrivati dove siamo non “grazie”, bensì “nonostante” forze divisive come il capitalismo, che sfruttano e sminuiscono il nostro potenziale. Molto, molto prima che stampassimo carta moneta l’umanità costruiva strumenti, conquistava il regno animale, creava lingue dal nulla e astraeva e codificava le proprietà concrete della nostra realtà materiale su tavolette di pietra e carta: perché questo è quello che siamo e ciò che facciamo.
L’illusione che il profitto sia alla base dell’innovazione peggiora la condizione dell’umanità. Non è in un individuo che risiede la scintilla dell’innovazione, ma nelle connessioni tra di noi. E più a ciascuna mente e voce viene data l’opportunità di contribuire a quella rete di connessione, più ricchi diventiamo tutti, anche quando non abbiamo la capacità di comprendere il vero valore del contributo di qualcuno fino a quando non è trascorso molto tempo.”