Da “all’armi, son fascisti” a “son fascisti, diamogli le armi”

E’ storicamente accertato che uno dei più importanti “brodi di coltura” del terrorismo jihadista fu la guerra di liberazione dell’Afghanistan (1979-89), combattuta da migliaia di volontari jihadisti addestrati, armati e supportati da un Occidente interessato all’abbattimento dei filosovietici a qualsiasi costo. L’obiettivo ultimo di questi gruppi, fortemente politicizzati, non era l’abbattimento del regime filosovietico afghano, ma appunto la diffusione della guerra santa: dopo il crollo del regime afghano i leader dei vari gruppi si riunirono per pianificare i passi successivi, che si concretizzarono in una terribile scia di sangue che ad oggi ha fatto oltre 10.000 morti in tutto il mondo.

La storia sembra si sta ripetendo in Ucraina: al posto dei fondamentalisti islamici ci sono però i fanatici fascisti, che per di più combattono in entrambi gli schieramenti, sia in quello russo che (purtroppo) in quello ucraino.
L’episodio più recente è quello dell’incursione dell’altro ieri in territorio russo. Molti media italiani hanno attribuito l’incursione a generici “partigiani” anti-Putin, senza approfondire più di tanto. In realtà l’azione è stata rivendicata dal Corpo Volontario Russo comandato da Denis Nikitin che, secondo un articolo della RSI, la Radiotelevisione svizzera, è uno dei più famosi estremisti di destra d’Europa.

Fondatore di un marchio di abbigliamento (“White Rex”) molto diffuso nella galassia nera eversiva, Nikitin ha legami internazionali (anche con Casa Pound) ed è stato bannato per 10 anni dall’area Schengen a causa del suo neo-nazismo. All’inizio della guerra in Ucraina ha affermato pubblicamente di odiare Zelenskyy in quanto ebreo e promotore di valori liberali, ma di odiare ancor più Putin perchè starebbe lavorando nientemeno che alla sostituzione etnica dei russi: “Putin e i suoi compari stanno distruggendo i russi in quanto gruppo etnico, sostituendoli con il concetto artificiale di “nazione politica”. Insomma, Putin sarebbe troppo di sinistra e troppo multietnico per i suoi gusti.

Lo scopo di Nikitin è quello di imporre il suprematismo bianco: “se ti consideri un nazionalista bianco, non c’è nessun altro posto al mondo [parla dell’Ucraina] dove possiamo imbracciare le armi e combattere per le nostre idee e i nostri valori con chi la pensa come noi”. Secondo l’articolo dell’RSI: «In generale, questi movimenti e queste milizie – che contano nei loro ranghi anche “foreign fighters” – “più che un’ideologia, hanno in comune una rappresentazione degli eventi”, spiega Adrien Nonjon, ricercatore all’INALCO di Parigi ed esperto di Ucraina ed estrema destra. Per loro, la guerra in Ucraina “è una scintilla dalla quale divamperà un incendio che provocherà trasformazioni politiche maggiori”. Per gli ultranazionalisti in Ucraina e in Russia, aggiunge l’esperto, “questa è una battaglia con la quale si determinerà il futuro politico e identitario dell’Europa”.E il futuro, per Nikitin, va scritto attraverso la lotta armata.”»

Il gruppo di Nikitin ha già rivendicato anche l’assalto di marzo nella regione russa di Bryansk: quella volta il governo ucraino affermò di non avere nulla a che fare con il gruppo di Nikitin, ma adesso ha ammesso legami e cooperazioni. Secondo il Financial Times Andriy Chernyak, ufficiale del servizio di informazioni ucraino, ha affermato: ““Of course, we communicate with them. Of course, we share some information, and, one might say, we even co-operate.”
Sempre secondo il FT, il gruppo di Nikitin ha effettivamente ricevuto materiale bellico americano, come dimostrano le foto di veicoli militari di fabbricazione USA danneggiati e abbandonati nel corso dell’incursione.

Ormai siamo abituati a vedere legioni di sedicenti sinistri supportare senza se e senza ma l’unicità della soluzione militare e chiedere di alzare ulteriormente il livello dello scontro. Spero che almeno per quanto riguarda il supporto tecnico e militare verso formazioni dichiaratamente neonaziste e con noti radicamenti in Europa i guerrafondai di sinistra trovino il coraggio di prendere la parola e di denunciare queste pericolosissime connivenze chiedendo di interromperle al più presto. Non che ci creda molto, ma la speranza è sempre l’ultima a morire..

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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