Centinaia e centinaia di corpi ritrovati in fosse comuni negli ospedali assaltati dall’esercito israeliano.

Mentre “l’esercito più morale del mondo” continua a vantarsi sui social della sua agghiacciante disumanità, ostentando come trofei i giochi rubati a bambini palestinesi, lontano dalle telecamere è intento a un’interminabile escalation dell’orrore che miete quotidianamente centinaia di vittime innocenti.

Dopo il terribile assalto di marzo all’ospedale Al-Shifa a Gaza, che ospitava circa 30.000 civili sfollati oltre a medici e pazienti, i primi soccorritori palestinesi hanno trovato una scena spaventosa: gli edifici del pronto soccorso, del reparto chirurgico e del reparto maternità dell’ospedale devastati da esplosivi e incendi, almeno 115 letti del pronto soccorso bruciati e 14 incubatrici nel reparto di terapia intensiva neonatale distrutte, insieme all’impianto per l’ossigeno medico e a tante altre cose. Se ci aggiungiamo numerose granate inesplose disseminate ovunque, è chiaro che l’ospedale non sarà in servizio per molto tempo.

Ma la cosa più atroce sono forse le centinaia di corpi ritrovati in diverse fosse comuni. Alcuni cadaveri sono chiaramente di pazienti, con cannule o altri dispositivi medici ancora attaccati. Altri sono nudi, come i prigionieri degli israeliani, e mostrano segni di fucilate alla testa come in un’esecuzione. Sono oltre 380 i cadaveri recuperati nell’ospedale e nelle sue vicinanze, mentre almeno 180 dispersi (principalmente donne e bambini) giacciono probabilmente sotto le rovine delle case limitrofe all’ospedale, bombardate dagli aerei israeliani o bruciate durante l’assedio.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, moltissimi corpi sono irriconoscibili in quanto seppelliti con bulldozer e quindi completamente straziati e spesso smembrati, altri sono stati nascosti sotti cumuli di immondizia, altri solo parzialmente sepolti, con arti decomposti che sbucano dal terreno. Esemplare la storia di Bashir Jaradah: suo padre 49enne era ricoverato in terapia intensiva, ma dopo aver invaso l’ospedale i soldati hanno ordinato a tutti, tranne ai medici e ai pazienti, di evacuare. Jaradah non voleva lasciare suo padre da solo e quindi è rimasto, con altre quattro persone, ma le forze israeliane sono entrate nell’unità di terapia intensiva e hanno sparato alla testa a tre di loro, poi gli hanno itimato di lasciare l’ospedale. Secondo l’OMS, almeno 21 pazienti sono morti a causa della mancanza di cure imposta dai soldati, tra cui il padre di Jaradah: il suo corpo era in una fossa comune, e il figlio lo ha riconosciuto solo grazie al fatto che indossava delle mutande particolari, a strisce, comprate all’estero.

La cosa più allucinante è che l’esercito di occupazione ha ripetuto l’impresa a distanza di pochi giorni all’ospedale Nasser, a Khan Younis. Dopo aver quasi completamente distrutto la città, gli occupanti si sono ritirati l’8 aprile e i soccorritori hanno di nuovo incontrato scene orrende di devastazione. Non solo l’ospedale è distrutto, ma sabato scorso hanno cominciato ad essere scoperte enormi fosse comuni (ad oggi, 310 corpi sono stati ritrovati). Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, “alcuni di loro avevano le mani legate, il che ovviamente indica gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, e queste devono essere sottoposte a ulteriori indagini”. Altri corpi portano segni di esecuzioni sommarie, e per di più ci sono ancora oltre 400 dispersi tra coloro che erano nell’edificio e zone limitrofe al momento dell’assalto israeliano.

Tutto quello che ho riportato qui sopra proviene da media occidentali e dovrebbe quindi essere di dominio comune: eppure, anche a fronte di tutto questo, l’attuale priorità numero uno dei potenti dell’Occidente è quella di prendersela con gli studenti universitari che ormai in tutto il mondo protestano incessantemente contro questa strage, accusandoli come sempre di essere degli antisemiti spalleggiatori di terroristi e che vogliono la distruzione dell’Occidente.

Dato che le donne e i bambini palestinesi sono dei pessimi nemici da additare alla gente, media e politica cercano ora affannosamente di criminalizzare in ogni modo le proteste universitarie non solo per soffocarle, ma per sviare l’attenzione dai crimini che ancora vogliono commettere a Gaza. Quindi, ricordiamoci che va benissimo solidarizzare con gli studenti che protestano, ma senza distogliere l’attenzione dai crimini contro la popolazione della Striscia. Ciò che fa più male ai genocidari è gettare luce sulla colossale dimensione (e ferocia) dei crimini commessi contro milioni di esseri umani inermi che hanno, come unica colpa, quella di essere nati su una terra che fa gola a colonialisti razzisti e suprematisti, disposti a qualsiasi crimine pur di impadronirsene.

Informazioni su Alessandro Ferretti

Ricercatore all'Università di Torino, dipartimento di Fisica. Leggo molto, e per compensare ogni tanto scrivo.
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