In tempi di mutamento climatico conclamato e devastante è stato proposto da più parti il divieto di acquistare e utilizzare i mezzi di trasporto superlussuosi che per tanti megaricchi sono un irrinunciabile status symbol. Naturalmente, in soccorso dei Paperoni mondiali si sono mossi gli opinionisti liberisti, secondo i quali tali divieti ci farebbero precipitare in una società nientemeno che “distopica”.
Di primo acchito, paventare società distopiche a causa provvedimenti che riguarderebbero meno di 30.000 persone in tutto il mondo fa semplicemente ridere: eppure, se guardiamo il mondo dalla prospettiva di un megaricco, ci rendiamo conto che l’impatto di un simile divieto sulla loro vita sarebbe in realtà molto forte.
Immaginiamoci infatti che i megaricchi non possano più decidere su due piedi di spostarsi per il mondo con i loro megamezzi privati e fossero obbligati ad usare aerei e mezzi di trasporto pubblici. Immaginate un megaricco, abituato a poter volare da Londra a Montecarlo in qualsiasi momento e in selezionata compagnia, che invece si trovi a dover fare un biglietto, andare in aeroporto, aspettare al gate. Immaginate il megaricco alle prese con i vari disservizi che i comuni volatori sperimentano da sempre: scioperi improvvisi del personale di volo e/o di terra, picchi di affluenza, aeroporti superaffollati, personale di volo e di terra affaticato e sfruttato e quindi non sempre cortese e deferente… e le varie altre problematiche che tante persone sperimentano costantemente.
Immaginate anche che questa idea la si estenda anche ad altri ambiti: immaginate un mondo dove esiste solo la sanità pubblica, e dove anche i multimiliardari quando stanno male debbano andare al pronto soccorso come tutti noi, aspettare delle ore e finalmente venire curati su una barella in corsia da un dottore esausto alla settima ora del suo turno notturno. Immaginate che esista solo la scuola pubblica, e che quindo i figli dei megaricchi si ritrovino nelle normali classi pollaio, con personale spremuto e demotivato, strumenti didattici obsoleti e soffitti che ogni tanto crollano sulle teste di docenti e alunni.
Il punto è che, grazie proprio alla loro ricchezza, i megaricchi sono tipicamente esenti dallo sperimentare le conseguenze delle stesse politiche da loro incoraggiate e che li rendono così ricchi e potenti. Quindi non hanno alcun interesse a migliorare lo stato del trasporto pubblico, della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica: per loro questi servizi sono semplicemente vacche da mungere senza che ciò li penalizzi in nessun modo.
Se cominciassimo ad obbligare i megaricchi a sperimentare e a condividere l’esperienza di vita delle persone comuni, allora daremmo loro un ottimo motivo per impegnarsi a migliorare lo stato delle cose. Continuando ad accettare che la loro ricchezza faccia da scudo e da schermo alle conseguenze delle loro politiche non facciamo che garantire che nulla di sostanziale cambi: se invece i Bezos e i Musk si trovassero forzatamente a condividere l’esperienza di vita delle persone che sono la base della loro ricchezza potremo avere la speranza che tali soggetti prendano finalmente coscienza di un dato di fatto che si rifiutano di accettare: di fronte alle sfide epocali della modernità, nessuno può salvarsi da solo.