La miseria degli ignavi e dei complici svelata da un discorso che non conosceremo mai

Un momento di commozione e di speranza in mezzo a tanta distruzione e ferocia viene dall’Università della California del Sud (USC).

Il mese scorso la penosa presidente dell’ateneo ha vietato ad Asna Tabassum, nominata migliore studente del campus, di tenere il tradizionale discorso alla cerimonia di consegna dei diplomi. Motivo addotto: un suo post su instagram che chiedeva libertà per la Palestina, che ha suscitato reazioni minacciose da parte di qualche studente che tifa genocidio. La presidente ha colto la palla al balzo e invece di stigmatizzare le reazioni e chiedere protezione per Asna ha avuto la faccia tosta di vietarle di tenere il discorso, “per la sua sicurezza”. Un caso di censura clamoroso e imbarazzante, che ha fatto molto discutere e al quale Asna ha risposto con una dichiarazione esemplare.

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Avete mai provato a tenere le mani in alto per un’ora di fila?

Dopo decine e decine di testimonianze di palestinesi, adesso pure la CNN conferma che oltre a perpetrare ogni tipo di crimine di guerra e contro l’umanità, il governo e l’esercito israeliano sono dediti alla tortura.
Non si parla di una tortura episodica, ma un processo sistematico di violenze agghiaccianti per le quali non esiste alcun termine di paragone negli stati occidentali: solo le famigerate torture di Guantanamo e di Ab-Ghraib si avvicinano all’orrore organizzato e inferto a persone totalmente inermi e completamente nelle mani dei loro aguzzini.

Alcuni whistleblower israeliani, totalmente orripilati dalle azioni dei loro compatrioti, hanno infine confermato alla CNN i numerosi racconti degli ex-detenuti palestinesi di questi autentici campi di tortura, tra i quali il famigerato campo di Sde Teiman.

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Anche in Italia gli student* si accampano, per Gaza e per restare umani

Mentre Israele ha iniziato a perpetrare il crimine supremo della distruzione di Rafah, anche in Italia gli student* universitari si ribellano al genocidio di stato del quale il governo italiano è pienamente e supinamente complice e sodale. Ieri i primi accampamenti a Roma Sapienza e a Bologna, oggi decine di student* di Napoli hanno rilanciato accampandosi alla Federico II.

Già sappiamo (e loro già sanno) che i media e i politici nostrani si scaglieranno contro di loro in ogni modo, infangandoli, insultandoli, accusandoli di odio antioccidentale, di antisemitismo e contiguità col “terrorismo”, invocando draconiani interventi polizieschi e condanne esemplari.. ma gli accampati hanno recepito appieno il messaggio lanciato da Aaron Bushnell tra le fiamme: il genocidio è ciò che le classi dirigenti hanno deciso sarà la nuova normalità. Loro hanno scelto di restare umani, costi quel che costi, e agiscono di conseguenza.

L’esistenza e la resistenza di quest* student* sono le uniche speranza che ci restano non tanto per avere un futuro migliore, ma proprio per avere un futuro, qualunque esso sia. Ormai è chiaro: se non riusciremo a bloccare gli ingranaggi del potere, i potenti ci trascineranno dritti in una guerra per la supremazia globale che con ogni probabilità sarà l’ultimo capitolo nel libro della storia del genere umano.

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“Sorridete: gli spari sopra sono per noi”

Il crimine supremo, la distruzione di Rafah, si annuncia con questo volantino gettato dall’alto su centinaia di migliaia di famiglie disperate, affamate, a malapena sopravvissute a sette mesi di massacri continui. “Levatevi da qui e andatevene lì”, un “lì” dove ovviamente non c’è nulla di approntato per consentire loro di sopravvivere.
Il premuroso “piano di evacuazione per tutelare i civili” di cui i media hanno favoleggiato per mesi è questo: l’equivalente di spingere una mandria di bestiame in un deserto.

I media e i politici comunque ce l’hanno già spiegato: è tutta colpa di Hamas, che ha rifiutato di liberare gli ostaggi in cambio di una (breve) pausa del genocidio magnanimamente offerta da Israele.
Se basta una simile penosa scusa a tacitare la coscienza collettiva di fronte a crimini così orrendi, allora abbiamo la certezza che la coscienza collettiva semplicemente non esiste più. Non esiste più nessun argine alle nefandezze che chi detiene il potere può commettere.

Per decenni moltitudini di benpensanti di sinistra hanno ripetuto come un mantra, ad ogni occasione, le frasi del pastore Niemoller: “Prima vennero a prendere i comunisti ma io non protestai (..) e quando vennero a prendere me, non c’era più nessuno rimasto a protestare”. Come è possibile che di fronte ad un vero genocidio, commesso con le nostre armi e sotto i nostri auspici, quegli stessi benpensanti si guardano bene dal fare alcunché?

È semplice: questi personaggi, consapevoli di essere totalmente privi di coraggio morale, hanno da tempo fatto la loro scelta: piena acquiescenza al potere, qualsiasi crimine esso commetta.
Hanno fatto questa scelta perché sperano che nessuno verrà mai a prendere loro, perché neanche il regime più fascista perde tempo a prendersela con i lombrichi che strisciano nel fango.. e hanno ragione. Nessuno li disturberà: neanche la loro coscienza, da tempo ceduta al diavolo come pegno della loro sottomissione.

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Gaza finalmente svela una bugia pluridecennale: la sinistra istituzionale NON è un argine contro il fascismo.

Da decenni ormai gli utili idioti benpensanti di sinistra in Italia e nel mondo hanno martellato con appelli al voto a sinistra come unica via per bloccare le destre. Quando si faceva notare che le politiche economiche e sociali della sinistra erano ormai indistinguibili da quelle della destra, ci veniva raccontato che la sinistra avrebbe sempre e comunque tutelato le libertà fondamentali della democrazia.

Oggi questo cumulo ultradecennale di balle è arrivato definitivamente al capolinea. La repressione feroce delle pacifiche proteste contro il genocidio nelle università USA, sotto la presidenza e con il pubblico plauso di “Genocide Joe” Biden, dimostra una volta per tutte che il fascismo sionista è già di fatto al governo degli USA e che ha infine gettato la maschera.

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Conoscerlo per combatterlo: il colonialismo come radice della violenza e della sopraffazione.

E’ praticamente impossibile capire cosa stia succedendo in Palestina e come potrebbe andare a finire, senza considerare che i paesi che più di tutti portano avanti il genocidio (Israele, USA, UK, Francia) sono paesi che si sono fondati sul colonialismo. In particolare, Israele e USA sono sono proprio nati “grazie” a un recente processo di colonizzazione, uccidendo e scacciando via le popolazioni indigene per occuparne le terre.

Per legittimare e portare avanti la colonizzazione sono ovviamente indispensabilì due cose: innanzitutto considerare i popoli da colonizzare e depredare come essere inferiori, diversi, cattivi e in definitiva non umani, e in secondo luogo usare apertamente violenza contro di loro. L’origine coloniale di USA e Israele e la conseguente ideologia di cui sono intrisi spiegano quindi perfettamente la violenza con cui quei paesi si confrontano con chi “non è dei loro” e la loro capacità di infliggere apertamente sofferenze e dolore ad altri esseri umani senza provare alcun rimorso o senso di colpa. Anche le violente repressioni del dissenso interno (ad esempio, l’ondata di arresti nelle università americane in protesta contro il genocidio) sono spiegabili a partire dall’ideologia coloniale perchè, come spiegò Aimé Césaire, il fascismo non è altro che il colonialismo rivolto verso l’interno.

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Le mille balle azzurre di Israele

Traduco qui un thread su Twitter di Muhammad Shehaba, che mette in fila alcune delle clamorose bugie con cui lo stato di Israele ha cercato di nascondere i suoi crimini. Per i link alle fonti cliccate sulle immagini.

1) L’IDF ha sfacciatamente affermato che questo serbatoio d’acqua sotterraneo era un “tunnel di Hamas” scoperto dalle loro truppe di terra all’ospedale Qatari a Gaza il 5 novembre 2023. I media mainstream lo hanno immediatamente riportato con titoloni sui giornali, nonostante gli esperti avessero contestato questa menzogna con mappe dettagliate del luogo.
A febbraio, i giornalisti locali sono stati finalmente in grado di accedere all’area e sfatare la menzogna con tanto di video (qui sotto). Ovviamente, l’IDF a novembre sapeva esattamente cosa fosse questo pozzo perchè le loro truppe lo avevano ispezionato sul terreno, ma hanno mentito deliberatamente per spianare la strada a razzie, assedi, bombardamenti e distruzione di quasi tutti gli ospedali di Gaza.

2) La strage dei rifugiati in fuga: il 13 ottobre l’esercito israeliano bombarda un convoglio di abitanti di Gaza in fuga verso sud, proprio sulla “strada sicura” che l’esercito aveva ordinato di usare, uccidendo oltre 70 persone. Israele ha immediatamente negato di aver bombardato il convoglio e ha detto che si trattava di Hamas. Il Financial Times affida il caso a una serie di esperti che affermano che “l’analisi delle riprese video esclude la maggior parte delle spiegazioni, a parte un attacco israeliano”. Il Financial Times ha poi inviato i risultati delle analisi video al portavoce dell’IDF Jonathan Conricus, che ha incredibilmente risposto… cambiando discorso, ovvero postando un video di un’altra esplosione (avvenuta a due chilometri di distanza) e affermando che l’IDF non era responsabile di quella esplosione.

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Centinaia e centinaia di corpi ritrovati in fosse comuni negli ospedali assaltati dall’esercito israeliano.

Mentre “l’esercito più morale del mondo” continua a vantarsi sui social della sua agghiacciante disumanità, ostentando come trofei i giochi rubati a bambini palestinesi, lontano dalle telecamere è intento a un’interminabile escalation dell’orrore che miete quotidianamente centinaia di vittime innocenti.

Dopo il terribile assalto di marzo all’ospedale Al-Shifa a Gaza, che ospitava circa 30.000 civili sfollati oltre a medici e pazienti, i primi soccorritori palestinesi hanno trovato una scena spaventosa: gli edifici del pronto soccorso, del reparto chirurgico e del reparto maternità dell’ospedale devastati da esplosivi e incendi, almeno 115 letti del pronto soccorso bruciati e 14 incubatrici nel reparto di terapia intensiva neonatale distrutte, insieme all’impianto per l’ossigeno medico e a tante altre cose. Se ci aggiungiamo numerose granate inesplose disseminate ovunque, è chiaro che l’ospedale non sarà in servizio per molto tempo.

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La persecuzione contro Nadera Shalhoub-Kevorkian diventa sempre più efferata.

Nadera Shalhoub Kevorkian è una femminista palestinese molto nota in ambito accademico e non solo. Insegna all’Università Ebraica di Gerusalemme (oltre ad essere Global Chair in Law alla università Queen Mary di Londra) e studia la violenza di stato, l’industria della sicurezza e della sorveglianza, i traumi infantili e adolescenziali, la violenza strutturale di genere e il genocidio.

Il 26 ottobre Nadera fu prima firmataria di una lettera di ricercatori nell’ambito dei traumi infantili che chiedeva la cessazione dell’occupazione della Palestina e lo stop immediato al genocidio. Subito ll’Università Ebraica le inviò una lettera formale di forte condanna, sostenendo che le azioni israeliane a Gaza non andavano “neanche vicino alla definizione di genocidio”, aggiungendo “ci vergogniamo che l’Università Ebraica includa un docente come te” e concludendo con un esplicito invito a dimettersi. Tale lettera venne per di più fatta subito circolare sui social dai mittenti, dando il via a una serie di messaggi d’odio e minacce di violenza nei confronti di Nadera. Nonostante la forte reazione di molti accademici internazionali, l’Università Ebraica si rifiutò di ritirare la lettera lasciando che Nadera venisse bersagliata dagli odiatori.

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La storia di Walid Daqqa mostra tutto l’orrore criminale dell’occupazione coloniale della Palestina.

Walid Daqqa e sua moglie Sana’ Salameh nel 1999, nel giorno del loro matrimonio nel carcere di Ashkelon

Se avete amici in buona fede che ancora non sono convinti dei comportamenti criminali dello stato di Israele, fate loro leggere la storia di Walid Daqqa, palestinese, nato nel 1961, morto l’altro ieri dopo 38 anni di galera.

Nel 1986, a 25 anni, Daqqa viene arrestato in relazione al rapimento e successiva uccisione del soldato israeliano Moshe Tamam, avvenuta due anni prima. Secondo l’accusa Daqqa non avrebbe eseguito materialmente l’omicidio, ma sarebbe stato il comandante della cellula del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina responsabile di tale atto.

Il processo non segue le regole del codice penale israeliano, ma le “Defence (Emergency) Regulations” del 1945, un corpus di norme privo di garanzie legali (sostanzialmente equivalente alla legge marziale) imposto in Palestina dall’amministrazione coloniale inglese, abolito nel 1948 dagli inglesi stessi ma ripristinato da Israele per utilizzarlo contro gli arabi.

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